28/09/09

si aggrava la situazione in Honduras



A fronte della disponibilità al dialogo da parte del deposto presidente Zelaya, per tornare ad una pacifica risoluzione degli avvenimenti, fino a mostraresi disponibilee ad affrontare i giudici, dichiarando "che non ho nulla da nascondere", e dichiarando che basterebbe invece ammettere che ci fu un colpo di stato e che questo è il vero reato da perseguire,.
La risposta da parte del golpista micheletti è stata:
- ordinare la sospensione delle garanzie costituzionali per 45 giorni

- proibire fortemente la circolazione durante il coprifuoco, arrestando chiunque si trovi in circolazione o qualsiasi persona sospetta.
- proibire tutte le riunioni pubbliche non autorizzate da polizia o militari, con fermo e arresto per chi trasgredisce
- proibire la divulgazione con qualsiasi mezzo, stampa, radio o televisione ,d i materiali che offendano i funzionari pubblici o contrastino le leggi e le risoluzioni governative o che in qualche modo possano attentare alla pace e all'ordine pubblico. Sospendere e chiudere giornali, radio, televisioni (anche via cavo) che non si attendano a questo articolo, per parte delle forze armate o di polizia.
- Si ordina il completo sgombero degli edifici pubblici occupati dalla popolazione in resistenza al golpe.


Il Governo golpista ha impedito inoltre, l'entrata al paese alla delegazione  de la Organización de Estados Americanos (OEA), arrivata per partecipare alla mediazione pacifica. La delegazione era composta da due statunitensi, un canadese, un colombiano e un cileno, fermati per alcune ore all'aeroporto e poi espulsi dal paese.


Mentre all'ultimatum del governo golpista, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula Da Silva risponde che "Il governo brasiliano non accetta ultimatum da golpisti e nemmeno riconosce come governanti questi usurpatori del potere".

27/09/09

Honduras: 90 giorni di golpe



L'evoluzione c'è stata lunedì 21 settembre quando, con un percorso ancora sconosciuto, il presidente legittimo dell'Honduras, Manuel Zelaya, costretto all'esilio forzato il 28 giugno scorso da un colpo di stato militare, è riuscito a rientrare nel suo paese, beffando forti apparati di controllo messi in piedi da militari e polizia, e adesso si trova ospite nell'ambasciata del Brasile a Teguciglpa.
Ha dichiarato di essere rientrato, come promesso, non per sfida ma “per avviare un dialogo che consenta il ritorno della democrazia nel Paese”, e a chiesto al popolo di continuare a manifestare pacificamente.
Un grande assemblamento di gente introno all'ambasciata, che voleva portare il saluto ed il sostegno a "Mel", è stato violentemente disperso, con feriti e arresti in pieno stile pinochet e dichiarando lunghi coprifuochi.
Anche l'ambasciata è stata aggredita con gas tossici e cannoni ad ultrasuoni, la denuncia è stata documentata dal vivo. Un gas tossico che ha provocato malori fra la settantina di persone asserragliate nella sede diplomatica con alcune persone che vomitavano sangue.
Ultima ora: Il golpista Micheletti ha dato 10 giorni di tempo al Brasile per definire lo status di Zelaya-

Qualcuno pensa ancora al popolo saharawi



Ci voleva il secondo incontro dell'ASA, che vede molti paesi dell'America del sud e dell' Africa riunirsi in Venezuela, per tornare su un tema quasi dimenticato; l'occupazione dell'ex sahara spagnolo da parte del Marocco nel 1975 e la conseguente  fuga di circa 200.000 saharawi rifugiatisi da oltre 30 anni nel deserto al sud dell'Algeria.
Da parte sua, il presidente venezuelano, incontrando alcuni giovani saharawi, studenti a Cuba, ha promesso il pieno appoggio alla causa della piena indipendeza della Repubblica Araba Saharawi Democratica.

14/09/09

Mercenari per ll'Honduras


Il Tiempo, giornale di Bogotà, segnala che si stanno reclutando ex paramilitari, offrendo un salario di un milione e mezzo di pesos, circa 750 USD più vitto e alloggio, per andare in Honduras e porsi al servizio di facoltosi impresari per difendere le loro proprietà private.
Sembra che il progetto sia già in stadio avanzato, un testimone indica che uno dei capi sia già stato in centroamerica con un primo gruppo e che ora stia negoziando per l'acquisto delle armi.
Il reclutamento di un'altro gruppo si starebbe svolgendo presso la "Finca El Japon", un latifondo sequestrato ad il narcotrafficante Jairo Correa Alzate e ora, in teoria, di proprietà della Dirección Nacional de Estupefacientes.
L'articolo in spagnolo: http://www.eltiempo.com/colombia/justicia/estarian-reclutando-ex-paramilitares-para-que-viajen-como-mercenarios-a-honduras_6086547-1

13/09/09

Nuvole basse sulla RAI,

Ho ricevuto e aderisco
Cari amici, sono Michele Santoro e ho bisogno del vostro aiuto. Mancano pochi giorni alla partenza e la televisione continua a non informare il ...pubblico sulla data d'inizio di Annozero. Perciò vi chiedo di inviare a tutti i vostri amici e contatti su Internet gli spot che abbiamo preparato a questo scopo e che non vengono trasmessi.

Qui trovate i nostri spot su Youtube:
Primo spot: http://www.youtube.com/watch?v=8e-HvwOhmjE
Secondo spot: http://www.youtube.com/watch?v=_kJRHdrLfWI
E come sempre il nostro sito http://www.annozero.rai.it/

Da parte mia, vorrei inoltre segnalare, che, senza tanti misteri, anche Report, la trasmissione di Milena Gabanelli sia a rischio. Non solo per compatibilità con la nuova dirigenza ma anche perché la RAI le ha tolto lo scudo dell'assistenza legale nonostante non abbia mai perso una causa (così ogni autore dei servizi sarà responsabile in proprio di eventuali azioni legali, semplice sistema per stroncare i pochi giornalisti coraggiosi)

10/09/09

Golpe in Honduras

Da quella mattina di domenica 28 giugno è passato tanto tempo, 75 giorni, troppi.
Il clamore della notizia si è rapidamente disciolto in Italia, ma il popolo hondureño non ha smesso di lottare e pur subendo una forte repressione, continua a manifestare il suo ripudio al golpe militare, ordito e finanziato dalla vecchia oligarchia del paese, e per il ritorno del legittimo presidente Zelaya. Riunitisi in un fronte unico, hanno organizzato decine e decine di cortei, barricate, blocchi stradali, scioperi e boicottaggi, nella stragrande maggioranza duri ma pacifici. Vengono sistematicamente ignorati sia dalla stampa internazionale (certo, non siamo in Iran) che dalla stessa stampa locale, che a parte alcune eccezioni, è interamente di proprietà della stessa giunta golpista. Una decina di ricche e potenti famiglie, che da sole rappresentano l'85% dell'economia del paese, e che vedevano i loro forti interessi intaccati dalle politiche sociali introdotte da Zelaya. Hanno pensato bene quindi, con l'aiuto dell'alto comando militare, ben ricompensato, di rovesciare il legittimo governo sbandierando un fantomatico ricorso in difesa della costituzione.
Golpe di stato in vecchio stile, ma da una inaspettata risposta che sembra averli presi di sorpresa: il popolo non è rimasto impaurito a guardare, chiuso in casa per il terrore, e dopo un iniziale smarrimento, ha preso di petto la situazione bloccando interamente il paese, pagandone anche un altro tributo di morti, feriti, incarcerati e pesanti umiliazioni. I bollettini quotidiani che riceviamo dimostrano che la protesta è più determinata che mai.
Forse pensavano di aver qualcuno dalla loro parte nello scenario internazionale, ma in realtà la giunta golpista è isolata, non un riconoscimento, ne da singoli stati ne da organizzazioni americane e internazionali, possono solo vantare qualche pacca sulla spalle di qualche amico estremista e reazionario. Anche il governo USA, principale partner commerciale, ha preso una posizione univoca, e giorno dopo giorno si fanno più forti le pressioni contro il golpe e per il ritorno di Zelaya. Sono stati tagliati fondi, aiuti economici, sospesi accordi, cancellati visti e ripudiati tutti quelli che appoggiano il golpe. Insomma il presidente golpista Micheletti e la sua giunta, pur sbandierando continuamente ottimismo si sono andati a cacciare in un vicolo cieco.
Una volta, i golpisti ripudiati, riuscivano ad esiliarsi in qualche paese compiacente, ma per Micheletti e la sua banda, sembra non esserci luogo adatto. Si sono spinti troppo avanti anche per accettare il piano di pace proposto dal presidente del Costarica con l’avvallo USA, che contempla il ritorno del presidente legittimo Zelaya.
C'è da capire da che parte gioca il tempo...

09/09/09

Cuba, eppur si muove


Obama segue con la politica dei piccoli passi verso Cuba, mantenendo una certa diffidenza nei confronti del governo cubano e ancora una forte sudditanza verso la lobby anticastrista di Miami.
A parte le revoche delle restrizioni individuali nei confronti dei cubano-americani, con il ritorno a liberi viaggi in patria e nessun limite alle rimesse, le aperture principali sono orientate agli interessi degli imprenditori statunitensi che temono di arrivare tardi e di trovare tutti i posti già occupati, specialmente nel ricco mondo delle telecomunicazioni.
Obama ha infatti autorizzato solamente le compagnie USA di telecomunicazioni a partecipare alle gare per le licenze a Cuba, per i servizi televisivi e di telefonia mobile.
A parte che a La Habana non si fanno gare di appalto, c'è da vedere se verranno concessi i permessi, a imprese USA, da parte del governo cubano in un campo così delicato che da sempre è ritenuto strategico.
Comunque vada, a Cuba, la telefonia mobile già sta avendo un suo corso, le trasmissioni satellitari sono già messe a disposizione da Cina e Venezuela e la rete internet a breve potrà contare sul cavo a fibre ottiche proveniente dal Venezuela.