30/11/10

L'Ecuador disposto a dare cittadinanza a Julian Assange


Mentre tutti stanno dando la caccia al "traditore" Julian Assange, introvabile da parecchi giorni, dopo che la democratica e liberale Svezia gli ha negato il diritto di cittadinanza e con l'Australia, suo paese d'origine, determinata a negarle la protezione al fondatore di Wikileaks, il governo dell'Ecuador è pronto invece a offrire una residenza legale, sempre che venga richiesta, a Julian Assange. 
«Senza alcun tipo di problemi e senza nessuna condizione», ha assicurato il vice ministro degli esteri, Kintto Lucas al sito locale Ecuadorinmediato.
Il vice ministro ha anche precisato che inviterà Assange a visitare il Paese, dove potrà esporre le informazioni in suo possesso sull'America Latina e sull'Ecuador in particolare e sulle ingerenze nordamericane nella regione.

29/11/10

Wikileaks, questo fantastico misterioso strumento.


Non voglio mettere in discussione il buon lavoro svolto da Wikileaks, diretta da Julian Assange, un'organizzazione senza scopo di lucro fondato da sostenitori dei diritti umani, giornalisti e da altri, ma voglio iniziare a riflette a che scopo gli hanno permesso di inondare la rete con più di 250.000 documenti.
Mi domando ancora: ma chi mai potrà leggerli tutti? E quanto tempo può servire per verificarne, sempre che sia possibile, anche solo una piccola parte.
L'hanno lasciato forse fare perchè soffocare l'investigazione con una mole tale di informazioni è tecnica, ormai riconosciuta, capace di creare difficoltà, dubbi, diffidenze e sospetti su tutto e su tutti?

Possiamo notare che per una buona percentuale sono notizie già conosciute a tanti e certamente non c'era bisogno di rendere noto un confidenziale “cable” di una ambasciata nordamericana per sapere che Berlusconi resta in piedi fino a tardi per festine di vario tipo o che Ghedaffi si fa scortare da amazzoni. Oppure che il presidente Chavez gli stia sulle scatole o che Zelaya non stava rigando diritto.
Una cosa emerge subito, che è facile e poco costoso per gli Stati Uniti screditare un Primo Ministro di un paese amico, ma poco servile agli interessi USA. Basta rendere noto un “segret cable” dai toni irrispettosi, per mettere zizzania e al massimo ti bruci l'addetto stampa di una ambasciata.
Si è voluto poi dare un certo senso di segretezza a notizie di basso interesse, giusto un po' sopra allo gossip, ma ritenute, tra la gente, profondamente vere, magari solamente per averne già sentito parlarne o perché di facile intuizione. 
Proprio tra queste risulta più facile passarne altre, volutamente false, e farle credere vere, capaci di influenzare non solo l'opinione pubblica ma anche politici e governi.
Tra le prime ad arrivare, si legge “Secondo quanto diffuso ieri dal sito di Wikileaks, alcuni documenti americani riferiscono che la Corea del Nord avrebbe consegnato all’Iran 19 missili in grado di colpire le capitali europee e persino Mosca.”, trasformata successivamente da qualche euforico anticomunista in “la Corea del Nord è in grado di colpire anche l'Europa”.
E mi chiedo: se questo è vero, quando pensavano di dircelo? E ancora: ma basta inserire “Secondo quando diffuso ieri dal sito di Wikileaks, alcuni documenti...” seguito da qualsiasi boiata per essere credibili?
E adesso come possiamo distinguere tra quelle veramente ricavate dal sito in questione con altre messe in giro a doc?
(seguirà)

10/11/10

Massacro nei territori Saharawi


Bir Lehlu (Territori Liberati) 09/11/2010 (SPS)
In un comunicato del Ministero dell'Informazione del Governo della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), ha elevado a 11 i morti, 723 i feriti e 159 i dispersi, causati dell'invasione del campo di Gdeim Izik, e i precedenti attacchi a El Aaiún, capitale occupata del Sáhara Occidentale, da parte dell'esercito e dei coloni marocchini.
Le case e le auto della popolazione saharawi sono state distrutte, saccheggiate, bruciate e gli abitanti brutalmente picchiati.
La nota segnala che l'aggressioneè stata perpetuata da parte delle unità dell'esercito marocchino trasportati dai settori di Guelta, Husa e Amgala, vicini al "muro della vergogna", più altri sei battaglioni militari, della gendarmeria, unità mobile e polizia.
L'operazione è stata attentamente preparata dagli alti ranghi militari della forza di occupazione con la coordinazione dei servizi segreti, che dominano perfettamente la situazione territoriale, per la sua lunga esperienza  in carceri segrete, torture  e sterminio dei cittadini saharawi.
Per evitare testimoni scomodi sono stati espulsi, in pieno giorno, numerosi giornalisti stranieri, eurodeputati e rappresentanti della società civile, conclude la nota.

07/11/10

Riconosciuto lo status di rifugiato politico ad Avni Er

Successo della campagna contro l'espulsione verso la Turchia
Avni Er, il militante comunista turco arrestato il 1° aprile 2004 insieme a Zeynep Kilic, ed a tre dirigenti del Campo Antimperialista recentemente assolti per i reati che gli erano stati contestati, potrà rimanere in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Il pericolo di un'espulsione verso la Turchia è stato così scongiurato.  La campagna in suo favore ha avuto successo.
 
Di seguito l'articolo de la Repubblica che da notizia della sentenza del Tribunale di Bari.

Resta in Italia come rifugiato il turco condannato per terrorismo  - Repubblica - 06 novembre 2010 - Bari

QUALORA tornasse in Turchia, verrebbe arrestato. E il regime carcerario in quel paese, ai detenuti politici, non garantisce il rispetto dei «diritti umani primari». Sulla base di queste motivazioni, il giudice del Tribunale Civile di Bari Achille Bianchi ha annullato la decisione della commissione che non aveva concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari a Avni Er, il giornalista turco di 39 anni condannato in Italia a sette anni con l'accusa di aver partecipato ad un'associazione terroristica. Per lui si erano mobilitati associazioni umanitarie. Esponenti politici, medici e docenti universitari avevano firmato un appello contro la possibilità di una sua espulsione. «Avni Er - avevano scritto - è colpevole solo di aver svolto nel corso degli anni una puntuale denuncia delle violazioni dei diritti umani e della libertà d' informazione in Turchia». Il giornalista, per il quale la Turchia ha chiesto l'estradizione, dopo la condanna da parte del Tribunale di Perugia, è stato accompagnato al Cie di Bari.
La Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato politico ha respinto la richiesta di Avni Er, rassicurando sulla salvaguardia dei diritti in quel paese. Di parere contrario il giudice del Tribunale Civile Bianchi che, citando il rapporto di due organizzazioni internazionali, ha ordinato al questore di concedere al giornalista turco il permesso di soggiorno per motivi umanitari
. - (g.d.m.)