12/12/11

Continuano le sparizioni nello Sri Lanka


Ricevo e diffondo il comunicato stampa urgente:

Dal pomeriggio di sabato 11 dicembre non si hanno più notizie di due attivisti per i diritti umani dello Sri Lanka. Sono Lalith Kumara Veeraraj e Kugan Muruganandan di Jaffna,
I due militanti stavano organizzando un'assemblea pubblica per presentare nella città di Jaffna il nuovo “Movimento per lotta popolare” (Peoples Struggle Movement).
Lalith, era partito da Vavuniya il giorno prima, al fine di partecipare alla conferenza stampa indetta, per oggi ed era arrivato alla residenza di Kugan Muruganandan in Awarangal, Jaffna.
Sia Lalith e Kugan, ieri si erano allontanati da casa, su una moto, verso le 17,00. Quella è stata l'ultima volta che si sono visti e successivamente è stata presentata una denuncia di scomparsa alla Polizia di Jaffna.

Costituito subito dopo la fine della guerra, il Peoples Struggle Movement è composto da varie forze politiche, sociali, sindacali, studentesche e contadine e, per la prima volta nello Sri Lanka, un movimento che coinvolge tutte le etnie del paese: tamil, musulmani e cingalesi. Si batte per una vera democrazia, per i diritti umani e le libertà individuali di tutti i cittadini srilankesi.
Lalith Kumar è anche organizzatore di "we are sri lankan" (noi siamo srilankesi), associazione che si occupa della situazione di migliaia di giovani tamil rinchiusi nelle carceri, senza nessuna accusa a loro carico, da più di due anni e mezzo dalla fine della guerra. Inoltre è attivo nell'organizzare manifestazioni contro la massiccia e soffocante presenza dei militari (un soldato ogni 10 abitanti) nelle provincie del nord.
Lalith era già stato fermato per ben 3 volte nell'ultimo anno, minacciato e brutalmente aggredito dai militari.

Nello Sri Lanka, dalla fine della guerra, sono centinaia le persone scomparse, tra oppositori, attivisti e giornalisti, molti dei quali ritrovati morti pochi giorni dopo.

Chiediamo con forza, a tutte le organizzazioni mondiali, di intervenire presso il governo srilankese per richiedere il rispetto dei diritti umani e la fine dei metodi repressivi e intimidatori nei confronti del popolo srilankese e un impegno fin da subito, per richiedere il rilascio immediato dei nostri due attivisti scomparsi.

Scrivete una nota di protesta all'ambasciata dello Sri lanka in Italia: slembassy@tiscali.it    oppure: embassy@srilankaembassyrome.org
Movimento per lotta popolare – Sri Lanka

07/12/11

L'oro del Venezuela torna a casa

 

Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez ha annunciato l'arrivo della seconta parte delle riserve auree nazionali rimpatriati nel paese sudamericano.
"È il nostro oro, è la riserva economica dei nostri figli", ha detto Chavez. 
"Non avrebbe mai dovuto lasciare la Banca Centrale del Venezuela, per finire nelle banche di Londra o negli USA", ha detto il presidente.
"Per quanto tempo avremo il nostro oro a Londra? Per vedere se un Re o la NATO lanciano un decreto per dire, questo oro è nostro", si domandava.
Il leader bolivariano ha detto che "nulla è più insicuro di avere l'oro nelle banche in Europa o negli Stati Uniti, dove fallimenti bancari sono all'ordine del giorno".

Non sussiste nessun motivo perchè l'oro venezuelano resti in garanzia nelle banche straniere. Negli anni 80, per la concessione d'un prestito non si accontentarono delle garanzie rappresentate dai giacimenti di idrocarburi e dalle materie prime presenti in Venezuela. No, pretesero ed ottennero dai servili governi di allora, anche una buona parte della riserva d'oro.
Mentre l'economia globale si é inceppata, e l'elite finanziaria va all'assalto delle riserve monetarie e d'oro delle nazioni industrializzate, Chávez ha scartato che l'oro venezuelano sará utilizzato per il pagamento del debito. 
"Sono gli Stati Uniti a non avere con che pagare il loro debito con il mondo, noi non abbiamo nessun problema" ha aggiunto. Il Venezuela non ha più debiti né vincoli con il FMI, e nemmeno con le banche internazionali private. Stringe vincoli diretti con la Cina, Russia, Brasile ecc, collaborazioni strategiche che fanno leva sulle garanzie solide e veraci dei suoi ingenti giacimenti di idrocarburi e di materie prime. La creazione di fondi sovrani da Stato a Stato con tutte le economie emergenti é la linea di Caracas, e i grandi progetti avviati implicano il trasferimento e la cessione di tecnologia.

Due mesi fa, il presidente venezuelano ha desiso di trasferire l'oro dopo che in precedenza ha fatto lo stesso con le riserve in valuta convertibile, passate da banche americane in Europa e poi a paesi emergenti come Cina, Russia e Brasile.
Il carico sarà sorvegliato dalle Forze Armate bolivariano presso la Banca Centrale del Venezuela (BCV). Si prevede di rimpatriare 16.908 di 29.000 lingotti totale detenuta dal paese, secondo il presidente BCV, Nelson Merentes.
La massa totale di riserve auree del Venezuela è di 365 tonnellate, pari a 30.000 milioni di dollari, classificato quindicesimo in tutto il mondo.

01/12/11

Parmalat venezuela, presa con le mani nel...latte

La Parmalat Dairy Company, controllata dal gruppo francese Lactalis, si è scusata con il Presidente venezuelano Hugo Chavez, per i fatti avvenuti, dopo che i militari hanno trovato in uno dei loro punti vendita più di 200 tonnellate di latte in polvere, proprio nel mezzo di una crisi, artificiale e pianificata, di speculazione per la scarsità di materie di prima necessità come il latte in polvere.

Chavez aveva denunciato la
Parmalat di accaparramento dei prodotti e favorire il mercato nero e la speculazione.
Fenomeno che si tenta di bloccare attraverso la nuova legge di costi e prezzi, in vigore dalla scorsa settimana, che permette al governo anche di espropriare le aziende che violano le leggi venezuelane

In un primo momento, Parmalat ha descritto come "strana" e temporanea l'accumolo di circa 210 tonnellate di latte conservato trovato presso il suo stabilimento di El Vigia, nello stato di Merida, e ha dichiarato che sia il Ministero dell'alimentazione, come il Sovrintendente Nazionale di Silos, Magazzini e Depositi agricoli (SADA) erano stati informati della questione.

Questa risposta non aveva convinto Chavez, che ha accusato l'azienda italiana di "prendere per il culo" il Governo venezuelano. "Signori della Parmalat, non siamo stupidi!" Disse il fine settimana.

"Ci rivolgiamo con rispetto a voi in questa occasione per offrire le nostre più sentite scuse per non aver raggiunto il nostro obiettivo come azienda, per comunicare adeguatamente ciò che è accaduto nel caso specifico delle quote latte conservato",
dicchiarò Parmalat in un comunicato pubblicato Martedì nella stampa locale .

L'azienda italiana ha detto che la sua intenzione non era "minare gli sforzi" del governo Chavez d'onore "a favore della catena alimentare e la tutela dei consumatori nazionali". "Ci rammarichiamo per il disagio creato dalla nostra dichiarazione precedente e di offrire le nostre scuse a voi e al governo".

22/10/11

Bolivia, la strada nella Riserva non si farà.


Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato che la strada nella riserva dell'Isoboro Secure' non si farà, ed ha rinviato la questione al parlamento affinchè queste terre vengano dichiarate ''intoccabili''.
È vittoria per gli indios delle Terre Basse: un migliaio di questi aveva marciato per 70 giorni e 610 chilometri, dalla selva alla capitale, per protestare contro la realizzazione dell'infrastruttura, che avrebbe spaccato in due la riserva.

Per adempiere alla promessa fatta ai leader dei popoli indigeni d'Oriente, il presidente Evo Morales ha lasciato il suo ufficio nel Palazzo del Governo per andare a salutare personalmente i manifestanti che erano in Piazza Murillo nella notte di Venerdì. Il Capo dello Stato ha girato la piazza occupata accompagnato dal ministro della Comunicazione, Ivan Canelas, e dal Vice Ministro di coordinamento con i movimenti sociali, César Navarro. 
I manifestanti che hanno iniziato la loro marcia il 15 agosto a Trinidad, nel dipartimento di Beni, circa 600 chilometri da La Paz, dalla selva alla capitale,  hanno una lista di 16 richieste, tra cui quella per la non realizzazione della strada che avrebbe spaccato il cuore del Parco nazionale Isiboro Securé (TIPNIS) considerato una ricchezza naturale. 
Il Presidente ha detto ai manifestanti che il governo "comprende la richiesta e ha inviato le raccomandazioni alla Assemblea Legislativa perchè la strada non passi attraverso il TIPNIS", attirando gli applausi dei nativi dell'est.
Evo ha anche detto che gli eventi successi a Yucumo il 25 settembre, dove la polizia si è scagliato con violenza contro i manifestanti, "sono un fatto deplorevole, e che mai ordinerebbe agli ufficiali. In passato sono stato vittima di tali attacchi e di tortura, come dirigente sindacale e politico, quindi sono contrario a questi eccessi", sottolinenado inoltre, di aver ordinato una inchiesta per i fatti avvenuti.

29/09/11

Quella mediazione del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, da far passare in silenzio.

L'Iran conferma che la liberazione dei due americani Josh Fattal e Shane Bauer è anche frutto della richiesta e della mediazione del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez.

Gli "escursionisti" americani liberati dall'Iran, il ​​21 settembre, dopo essere stati trattenuti per più di due anni, accusati di spionaggio sono tornati negli Stati Uniti.
I due sono stati liberati dopo che il sultanato del Golfo di Oman  ha pagato una cauzione di un milione di dollari per il loro rilascio dal carcere Evin di Teheran.
Shane Bauer e Josh Fattal, entrambi 29 anni, erano stati arrestati con Bauer fidanzata Sarah Shourd (rilasciata lo scorso anno su cauzione di 500.000 dollari, pagati sempre dall' Oman) nella zona montagnosa vicino al confine con l'Iraq, il 31 luglio 2009, durante un'escursione nella regione del Kurdistan nel nord, ed un tribunale iraniano aveva condannato il mese scorso Bauer e Fattal a otto anni di carcere per spionaggio.
Nella foto: Il Canceliere del Venezuela, Nicolas Maduro, si incontra con i due giovani americani, che hanno ringraziato il presidente Hugo Chavez e il Venezuela dell'aiuto per la loro liberazione.

27/09/11

Gli USA, sempre più preoccupati per la presenza cinese in America Latina


Gli Stati Uniti hanno sempre considerato l'America Latina come il loro "cortile di casa". 
Oggi sono preoccupato del fatto che molti governi della regione esprimono forti posizioni di sovranità, anche aumentando il commercio con la Cina.
 
Tratto da un articolo di Emilio Marin su www.laarena.com.ar

 Oltre a molti altri fili conduttori tra l'oligarchia venezuelana e l'ambasciata USA a Caracas, ora anche molti uomini d'affari evidenziano il loro odio nei confronti dell presidente Hugo Chávez.Tale ostilità ha molte ragioni politiche, tra le prime, lo stretto rapporto il presidente bolivariano ha stabilito con Pechino. Chavez ha viaggiato sei volte fino ad oggi nella capitale cinese, e il commercio bilaterale, sempre in aumento, ammonta già a 10.000 milioni di dollari.Da Caracas, in direzione dei porti cinesi, partono ogni giorno 400.000 barili di petrolio e si prevede di aumentarle a breve termine, fino ad un milione, degli oltre 3 milioni al giorno estratti da Petroleos de Venezuela SA (PDVSA).L'accordo per cui la Cina presta denaro e il Venezuela paga con il petrolio, non è il solo. Lo scorso agosto il ministro venezuelano del commercio, Edemée Betancourt, ha spiegato che entrambi i governi hanno realizzato 137 progetti di cooperazione. Essi ruotano attorno a progetti per infrastrutture, trasporti e strade, tra cui un programma di costruire 7.000 case, progetti già a buon punto.Il finanziamento di tali progetti provengono dal Fondo di finanziamento misto, che il partner asiatico ha contribuito con 4.000 milioni di dollari, mentre altri 2.000 milioni arrivano dal Sud America.
È anche un momento felice per le relazioni Cina-
Cuba, non solo per affinità politiche. Lo scorso giugno era a La Habana il vice presidente del paese asiatico, Xi Jinping e fu accolto da Raul Castro e sono stati firmati 13 accordi di cooperazione in materia di telecomunicazioni, trasporti, biotecnologie e l'energia.Commerci reciprocamente vantaggiosi, investimenti, scambi culturali e politici, caratterizzano i rapporti della Cina con questi due paesi (Cuba e Venezuela), ma anche con gli altri nella regione. Anche coloro che non sono politicamente legati, come il Cile, Colombia e Perù prima di Ollanta Humala.In relazione a paesi dell'America Latina e dei Caraibi, il presidente cinese Hu Jintao ha affermato nel 2008, quando visitò vari paesi, che il commercio del suo paese era aumentato di dieci volte, da 10.000 milioni a 100.000 milioni di dollari. Ma il commercio ha continuato a crescere e, al 2010, era salito a 140.000 milioni.La Cina sta portando avanti i suoi accordi con altri paesi dell'America Latina. Con l'Argentina ha firmato un accordo lo scorso anno da 10.000 milioni di dollari per gli investimenti ferroviari, di cui una parte sarebbe andato al ramo Belgrano Cargas.
Per ovvie ragioni di dimensioni, mercato e vendite, il commercio cinese ha puntato la mira verso il Brasile, lider del Mercosur e membro del BRIC (gruppo globale composto di quel paese e la Russia, India e Cina).
Tatticamente questa tendenza sarà rafforzata perché il Brasile ospiterà la Coppa del Mondo nel 2014 e le Olimpiadi due anni dopo. Ci sarà bisogno di costruire stadi, infrastrutture, ecc, che hanno un importo tra 60.000 e 120.000  milioni di dollari.
La Cina ha inoltre firmato accordi con l'Uruguay, da quando è presidente Vázquez José Mujica, e anche con altri paesi minori, come la Bolivia. In quest'ultimo caso, dopo trattative tra il 2009 e il 2010, si è firmato un accordo definitivo per costruire un satellite di comunicazioni di terza generazione, che sarà battezzato "Tupac Katari". Dovrebbe essere lanciato in orbita nel 2013 e la sua funzione principale è quella di migliorare il collegamento delle telecomunicazioni e di Internet in molte parti del paese.Per Evo Morales, è una priorità per poter rispettare un articolo della nuova Costituzione che garantisce il diritto di tutti i boliviani per le comunicazioni. La Tupac Katari costerà complessivamente 300 milioni di dollari e prevede anche la formazione del personale tecnico dell'Agenzia Spaziale boliviana. Oltre a rendersi indipendenti, questo progetto consente di risparmiare il 40% del costo attuale dell telecomunicazioni via satellite rispetto allle aziende che oggi vendono questi servizi: Intelsat, Eurotv, Hispasat, Argsat, Satmex e Sesnewskys.Un altro progetto cino-boliviano prevede la costruzione della linea ferroviaria elettrica, per passeggeri e merci, che unisca Santa Cruz all'Oceano Pacifico.
Sono apprezzabili anche gli investimenti cinesi in Ecuador. Gli asiatici l'anno scorso hanno fornito 1.700 milioni di dollari per finanziare il progetto idroelettrico Coca Codo Sinclair e altri 571 milioni sono previsti per un'altra idroelettrica. I termini di questi prestiti sono a favore di Rafael Correa, in quanto hanno un tasso di interesse del 6,35 per cento a 15 anni, con quattro di grazia.

26/09/11

Nel Kosovo cresce la tensione, barricate, scontri, manifestazioni...

A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, Italia e SOS Kosovo Metohija

Domenica, 18 Settembre 2011, le forze speciali dei secessionisti albanesi, i ROSU (Regional Operational Support Unit, una unità speciale addestrata dalla NATO, che agisce autonomamente ed è usata come supporto alla polizia locale, in azioni da commandos o di fronteggiamento di proteste di piazza), coadiuvati e protetti dalla NATO, dalla KFOR e dalla polizia EULEX (il nuovo nome della missione militare in Kosovo), hanno preso il controllo dei due passaggi amministrativi di Jarinje e Brnjak, che di fatto Pristina considera frontiere, due posti di frontiera tra la Serbia e la provincia kosovara.
La popolazione serba blocca il nord della regione con barricate, presidi e dichiara la sua volontà di non accettare questo incursione militare e di voler andare fino in fondo contro Pristina.
Come si può vedere dalla foto ad ogni barricata vengono portati pietre, ghiaia, sassi per rafforzamento e difesa.
Già ad agosto le barricate erano state tolte, dopo giorni di scontri, assalti e violenze, con la mediazione del governo di Belgrado, che aveva promesso di aver trovato un accordo con la NATO/KFOR che prevedeva che fosse la Kfor -e non le forze di polizia kosovare- ad assumere il controllo dei due punti di confine teatro delle maggiori tensioni, dichiarandoli 'zona di sicurezza militare'. Ovviamente promesse non mantenute, perché l’obiettivo come ben documenta Drecun, ben altri sono i progetti della NATO e dell’UE per il popolo serbo del Kosovo Metohija.
Sono state bloccate le strade principali, e ad ogni provocazione degli albanesi o ad ogni tentativo delle forze albanesi o internazionali di andare verso il nord, le barricate si rafforzano, e in alcuni punti stradali le barricate oltrepassano i 5 metri d’altezza. I serbi si muovono attraverso le altre strade alternative che controllano da soli, e da li arriva anche il cibo e l’acqua. Il traffico dei mezzi scorre con difficoltà, i grandi autobus non possono viaggiare sulle strade a bassa qualità, e quindi dalla Serbia centrale arriva solo qualche furgone
Nel nord di Kosovska Mitrovica i serbi hanno accumulato ingenti quantitativi di sabbia e pietre, con cinque camion, sul ponte principale sul fiume Ibar, che separa la parte meridionale e settentrionale della città che così è stato ulteriormente rafforzato. Un lavoro simile è stato fatto di fronte al ponte est di Kosovska Mitrovica.

Questa è stata  la risposta alla KFOR, che aveva lanciato con elicotteri migliaia di volantini, dove diceva che le barricate non sono il modo giusto per esprimere il malcontento e che dovevano essere immediatamente tolte. La situazione in Kosovska Mitrovica è calma, nei pressi del ponte ci sono a turno, alcune centinaia di cittadini, che presidiano la barricata.
I serbi di Kosovska Mitrovica, hanno risposto anche con un proprio volantino apparso per le strade della città, dove, da una parte del foglio vi è una bandiera serba con la firma: "serbi del Kosovo", nell’altra parte scrivono:
"…Secondo la risoluzione 1244, il Kosovo è parte integrante della Serbia. Nessuna risoluzione parla di una dogana del Kosovo. Nella risoluzione non si definiscono confini del Kosovo.
I blocchi stradali rappresentano l'insoddisfazione e la rabbia del popolo serbo del Kosovo a causa delle pratiche e della non conformità con la risoluzione 1244. E 'meglio difendere i blocchi e barricate della resistenza armata. E voi signori della KFOR valutate se abbiamo ragione…"; il foglietto è scritto in serbo e inglese.
Sul lato nord del ponte ci sono membri del Servizio di polizia del Kosovo ( serbi), e alla metà del ponte, vi è una macchina della polizia parcheggiata, e sul lato meridionale, veicoli blindati dell’’ EULEX. Tutte le strade del nord che portano a Brnjak e Jarinje sono totalmente bloccati. I maggiori problemi e rischi sono nei luoghi dove ci sono zone abitate da serbi e albanesi, vicine come nei villaggi di Kolasin e Ibar Dudin, Krs verso il sud  di Kosovska Mitrovica.

Il capo della missione europea in Kosovo (Eulex), il francese Xavier de Marnhac, ha chiesto la rimozione dei blocchi stradali e delle barricate messe in atto dalla popolazione serba nel nord del Kosovo. De Marnhac, secondo un comunicato di Eulex, ha visitato le due postazioni in questione,  Jarinje  e  Brnjak, affermando che entrambe sono pronte ad avviare la loro attività operativa. Ma la loro apertura tuttavia è impedita dalle numerose barricate erette dai serbi lungo le strade tutt'intorno ai due posti di dogana. Sottolineando che i blocchi stradali e le barricate sono illegali e non possono essere considerati una forma pacifica di protesta, ha lasciato intendere un monito, che ipotizza un intervento di forza contro i manifestanti serbi.
Il comandante della KFOR Erhard Biler, ha detto ieri a Mitrovica, che questa è l'ultima volta che ha deciso di ritirare i membri della KFOR e non usare la forza che ha in potere. Biler ha detto che se continueranno i posti di blocco, sarà costretto ad utilizzare tali poteri. 
Una provocazione c’è stata degli albanesi dal villaggio Košutovo, da dove si è sentito sparare in direzione del villaggio Zupče, dove i serbi vigilano giorno e notte accanto alle barricate.
Frattanto l’esercito tedesco ha deciso che invierà in Kosovo due autoblino del tipo “tasso“ che si usano nelle cariche contro i manifestanti e per la rimozione delle barricate. Il comando della Bundeswer per le azioni all’estero ha confermato la notizia che era stata riportata dal giornale Frankfurter Algemaine Zietung. Ad inizio ottobtre in Kosovo saranno mandati anche due veicoli per le cariche con l’acqua. Il contingente tedesco della Kfor è composto di 1.400 soldati.
Intanto da Belgrado il governo serbo invita i cittadini del nord del Kosovo a non cedere alle provocazioni e che… le istituzioni statali della Serbia sono assolutamente in funzione della stabilizzazione e della pace… 

Il responsabile del distretto di Kosovska Mitrovica Nord, Radenko Nedeljkovic, ha dichiarato che:…” i serbi del nord non si arrenderanno e difenderanno i posti di blocco, per impedire alla KFOR di procedere verso Jarinje e Brnjak, aggiungendo che i residenti del nord del Kosovo continueranno le proteste pacifiche tutto il tempo necessario…Nonostante la minaccia della KFOR, di usare la forza e sfondare le barricate, erette per protestare e per difendere le nostre richieste legali e legittime, noi non torneremo indietro, fino a che nei due passaggi amministrativi, la situazione non torni com’era prima della decisione di Pristina, prendere i due punti con le unità speciali Rosu… Non permetteremo che una qualsiasi parte delle unità Kfor o altre, passino attraverso le barricate, hanno gli elicotteri per trasportare gli albanesi, gli agenti doganali e di polizia, e di fornire cibo per i loro soldati… La gente resta sulle barricate, attualmente anche a Rudar, villaggio alle porte di Leposavic, vi sono oltre 150 manifestanti fissi… ", ha detto il capo distretto. 

Le truppe della KFOR, nel tentativo di stabilire un checkpoint nel villaggio di Jagnjenica, frazione del comune di Zubin Potok, sono state bloccate dall'intervento della popolazione locale che ha bloccato il traffico sulla strada Zvecan-Zubin Potok, erigendo una barricata. 

“…Siamo venuti qui per impedire alla KFOR di fare quello che sta facendo, non deve farlo – dice il sindaco di Zupce Slavina, Ristic… Tutti sappiamo perché lo sta facendo. Sta provando, con la forza, a creare un confine dove non esiste…”.

Gli operai di una delle più grandi ditte di trasporto nel Kosovo settentrionale Kosmet prevoz hanno organizzato una sfilata di protesta dei veicoli nelle strade di Kososvska Mitrovica. I serbi che protestavano hanno chiesto che gli sia assicurato il diritto al lavoro e la libertà di movimento, ed hanno appoggiato le richieste dei loro connazionali che si oppongono all’instaurazione dei punti doganali ai valichi ammnsitrativi Jarinje e Brnjak, i quali dividono il Kosovo dalla Serbia centrale. Una colonna di 0 pullman con le bandiere serbe e con i clacson spiegati è passata attaverso le strade principali di Kosovska Mitrovica.

Il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic ha detto ai media: “… che l'attuale situazione nel Kosovo settentrionale è per ora calma, ma siamo preparati al peggio…il nord della provincia è completamente tagliata fuori dal resto. A Kosovska Mitrovica sono state collocate barricate sul ponte principale Ibar, che impediscono ai veicoli della KFOR e dell'EULEX di andare verso i valichi di frontiera amministrativa, in modo che possano utilizzare solo le vie aeree. I cittadini sono in gran numero per le strade, di giorno e nel turno di notte ... Per noi è essenziale che la gente è calma e determinata a non lasciarsi provocare da albanesi per poi essere accusati di spingerea sommosse. I cittadini sulle barricate sono  pacifici, ma siamo preparati al peggior scenario: che la KFOR, l'EULEX e gli albanesi, con la forza cercheranno di sfondare barricate, e quindi arrivare a Jarinje e Brnjak…allora potrà succedere di tutto…” ha dichiarato Pantic.

Il maggior quotidiano albanese di Pristina, il Koha Ditore, del 14/09/2011, citando fonti degli apparati interni del governo secessionista, denuncia che i serbi preparano una resistenza armata.
Secondo l’articolo, Radenko Nedelkovic, capo del distretto serbo di Mitrovica, avrebbe consegnato allo Stato maggiore di crisi serbo nel nord del Kosovo l'incarico di coordinare le azioni tra i responsabili politici locali ed un gruppo serbo armato nel nord di Mitrovica. Questa decisione è stata presa visto il peggiorare della situazione e le prospettive per la minoranza serba in Kosovo.
Secondo il sito di questo giornale, un migliaio di soldati serbi e poliziotti, per lo più riservisti, è entrato nel nord del Kosovo, guidati dal generale in pensione Bozidar Delic. Fonti di intelligence albanese, direbbero che presumibilmente è per preparare una guerra in Kosovo.
Esse affermerebbero inoltre che con Delic, sono responsabili e coinvolti  il capo del distretto serbo di Kosovska Mitrovica, Radenko Nedeljkovic, il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic, di Zvecan Dragisa Milovic, di Zubin Potok Slavisa Ristic, di Leposavic  Branko Ninic e il capo della MUP serba in Kosovo Geoge Dragovic.
Koha Ditore afferma che "gli agenti di polizia in congedo del nord del Kosovo, hanno nascoste armi pesanti in grado di attaccare i veicoli blindati".
Radenko Nedeljkovic, capo del distretto di Kosovska Mitrovica, ha dichiarato che la notizia diffusa dal Koha Ditore ha nulla a che fare con la verità: “…Se non fosse triste, sarebbe divertente! Koha Ditore già in passato ha  pubblicato molte bugie… Io non so ciò  che pubblicano, so solo che non ha nulla a che fare con qualsiasi tipo di verità e realtà. Mi piacerebbe la presenza di ufficiali serbi nel territorio del Kosovo e Metohija, ma, purtroppo, non è realistico,in questo momento…”; ha dichiarato Nedeljkovic.

22/06/11

Base di Guantanamo, più di un secolo di occupazione.

Uno dei momenti più gravi della storia di Cuba, ha avuto luogo tra il 7 e il 18 giugno 1898, quando marines statunitensi sbarcarono sulla spiaggia di Playa del Este, all'ingresso della baia di Guantanamo, quello che ancora oggi è il territorio usurpato al popolo cubano.La dichiarazione ufficiale di guerra contro la Spagna del 21 aprile dello stesso anno, viene presentata prendendo a pretesto il previsto arrivo, a maggio, della danneggiata flotta dell'ammiraglio spagnolo Pascual Cervera e Topete in cerca di riparo nel porto di Santiago de Cuba. 
Per bloccarla, la marina USA
ha bisogno di una base d'appoggio nelle vicinanze.Tutti gli occhi sono puntati alla "Guantanamo Bay", il Grande Porto scoperto da Cristoforo Colombo nell'aprile del 1494, per la sua posizione strategica per controllare il Mar dei Caraibi.Dal 7 al 9 giugno 1898, gli incrociatori Marbelhead e Yankee, insieme ad altre navi bombardato le difese spagnole della baia, concentrando la potenza di fuoco sul vecchio forte Cayo Toro, spazzando via l'artiglieria spagnola.Nel frattempo una delle navi impegnate agganciava e danneggiava il cavo sottomarino del telegrafo, che collegava Guantanamo e Santiago de Cuba alla Spagna, interrompendo le comunicazioni dalla colonia alla Spagna.Neutralizzate tutt le difese, un distaccamento del battaglione di marines sbarca e avanza verso la città di Punta Pescadores, dove distrugge l'ufficio del telegrafo e interrompe le comunicazioni con il resto dell'isola.
Seppur di breve durata, questo fatto viene considerato come il primo vero atto
dell'invasione della Baia di Guantanamo da parte delle forze USA.
Alle ore 11.00 del 10 giugno sventola, per la prima volta su quel pezzo di terra, la bandiera a stelle e strisce, nella baia che, in pochi anni, diventerà la contestata base navale regolarizzata dal famigerato "emendamento Platt" nel 1901 occupando ben 119 kmq del territorio cubano.

29/05/11

Mel, ritorna in Honduras

Il deposto presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, parlando al suo popolo, al suo ritorno nel paese dopo quasi due anni di esilio forzato, ha reso omaggio ai caduti per la resistenza popolare.
"Nessuna goccia di sangue è stata versata invano, perché siamo ancora pronti a combattere per mantenere le nostre posizioni e i nostri fronti", ha dichiarato, ringraziando i giovani, che hanno fatto, ogni giorno e notte, resistenza pacifica, esigendo e difendento i valori della democrazia, così come i gruppi di difesa dei diritti umani, i contadini, gli indigeni e tutto il popolo dell'Honduras. 
Tra le sue prime parole alle migliaia di sostenitori che lo ha accolto nella capitale honduregna, il leader della nazione centroamericana, ha evidenziato il sostegno fornito dal Presidente Hugo Chávez Frías, per raggiungere l'accordo, firmato a Cartagena con il presidente honduregno, Porfirio Lobo.

I punti piu importanti dell'accordo: 
- Rimarcare tutte le azioni e decisioni del Governo di Honduras nel rigoroso rispetto della Costituzione e la legge;
- Garantire all'ex presidente José Manuel Zelaya il suo ritorno in Honduras, con il pieno riconoscimento dei suoi diritti, in sicurezza e libertà;
- Consolidare le garanzie per il ritorno in sicurezza e libertà di ex funzionari del governo dell'ex presidente e altri colpiti dalla crisi che ora sono all'estero.
- Garantire il rispetto della Costituzione della Repubblica in materia di garanzie di rispetto e tutela dei diritti umani.
- Garantire la conformità con tutte le garanzie che la legge dà al Fronte Nazionale per la Resistenza Popolare, iniziando dalla registrazione al Tribunale Supremo Elettorale e di partecipare democraticamente ai processi elettorali in Honduras.
- Ribadire che l'emendamento all'articolo 5 della Costituzione dell'Honduras disciplina le procedure di richiesta di referendum chiaramente stabilito, ammettendo la possibilità per il popolo di essere consultato.
- Riconoscere la creazione del Ministero della giustizia e dei diritti umani come l'entità che rafforzeranno le capacità nazionali per la promozione e la tutela dei diritti umani in Honduras.

06/04/11

Ecuador caccia l'ambasciatrice USA

I rapporti diplomatici tra l'Ecuador e gli Stati Uniti, si sono nuovamente scaldati e hanno subito una battuta d'arresto.
Martedì 5 aprile è stata  dichiarata "persona non grata" l'ambasciatrice degli Stati Uniti a Quito, Heather Hodges, e invitata a lasciare il paese "nel più breve tempo possibile".
Un provvedimento che rende nuovamente teso un rapporto che aveva già vissuto momenti difficili negli ultimi anni ma che sembrava molto migliorato, è in reazione ad una rivelazione in un cable diplomatico trapelato con Wikileaks.
Il cable in questione proveniente dall'Ambasciata USA in Ecuador, datato 2009, parla della presunta corruzione promosso dal ex comandante nazionale della polizia dell'Ecuador, Jaime Hurtado Vaca, e che questa, potrebbe essere già stata a conoscenza del Presidente Rafael Correa al momento della nomina del comandante.
Dopo aver ordinato l'espulsione del diplomatico, il presidente ecuadoriano ha accusato gli Stati Uniti di "spiare" la polizia del suo paese e di "cercare di coinvolgere il presidente nel caso di corruzione".
C'è gia un precedente. Nel 2009, quando Jaime Hurtado Vaca era comandante della polizia, due funzionari dell'Ambasciata USA a Quito, furono espulsi dal governo ecuadoriano, tra le accuse di interferire nelle questioni di sicurezza interna al fine di ottenere informazioni classificate della polizia ecuadoriana.