29/09/11

Quella mediazione del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, da far passare in silenzio.

L'Iran conferma che la liberazione dei due americani Josh Fattal e Shane Bauer è anche frutto della richiesta e della mediazione del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez.

Gli "escursionisti" americani liberati dall'Iran, il ​​21 settembre, dopo essere stati trattenuti per più di due anni, accusati di spionaggio sono tornati negli Stati Uniti.
I due sono stati liberati dopo che il sultanato del Golfo di Oman  ha pagato una cauzione di un milione di dollari per il loro rilascio dal carcere Evin di Teheran.
Shane Bauer e Josh Fattal, entrambi 29 anni, erano stati arrestati con Bauer fidanzata Sarah Shourd (rilasciata lo scorso anno su cauzione di 500.000 dollari, pagati sempre dall' Oman) nella zona montagnosa vicino al confine con l'Iraq, il 31 luglio 2009, durante un'escursione nella regione del Kurdistan nel nord, ed un tribunale iraniano aveva condannato il mese scorso Bauer e Fattal a otto anni di carcere per spionaggio.
Nella foto: Il Canceliere del Venezuela, Nicolas Maduro, si incontra con i due giovani americani, che hanno ringraziato il presidente Hugo Chavez e il Venezuela dell'aiuto per la loro liberazione.

27/09/11

Gli USA, sempre più preoccupati per la presenza cinese in America Latina


Gli Stati Uniti hanno sempre considerato l'America Latina come il loro "cortile di casa". 
Oggi sono preoccupato del fatto che molti governi della regione esprimono forti posizioni di sovranità, anche aumentando il commercio con la Cina.
 
Tratto da un articolo di Emilio Marin su www.laarena.com.ar

 Oltre a molti altri fili conduttori tra l'oligarchia venezuelana e l'ambasciata USA a Caracas, ora anche molti uomini d'affari evidenziano il loro odio nei confronti dell presidente Hugo Chávez.Tale ostilità ha molte ragioni politiche, tra le prime, lo stretto rapporto il presidente bolivariano ha stabilito con Pechino. Chavez ha viaggiato sei volte fino ad oggi nella capitale cinese, e il commercio bilaterale, sempre in aumento, ammonta già a 10.000 milioni di dollari.Da Caracas, in direzione dei porti cinesi, partono ogni giorno 400.000 barili di petrolio e si prevede di aumentarle a breve termine, fino ad un milione, degli oltre 3 milioni al giorno estratti da Petroleos de Venezuela SA (PDVSA).L'accordo per cui la Cina presta denaro e il Venezuela paga con il petrolio, non è il solo. Lo scorso agosto il ministro venezuelano del commercio, Edemée Betancourt, ha spiegato che entrambi i governi hanno realizzato 137 progetti di cooperazione. Essi ruotano attorno a progetti per infrastrutture, trasporti e strade, tra cui un programma di costruire 7.000 case, progetti già a buon punto.Il finanziamento di tali progetti provengono dal Fondo di finanziamento misto, che il partner asiatico ha contribuito con 4.000 milioni di dollari, mentre altri 2.000 milioni arrivano dal Sud America.
È anche un momento felice per le relazioni Cina-
Cuba, non solo per affinità politiche. Lo scorso giugno era a La Habana il vice presidente del paese asiatico, Xi Jinping e fu accolto da Raul Castro e sono stati firmati 13 accordi di cooperazione in materia di telecomunicazioni, trasporti, biotecnologie e l'energia.Commerci reciprocamente vantaggiosi, investimenti, scambi culturali e politici, caratterizzano i rapporti della Cina con questi due paesi (Cuba e Venezuela), ma anche con gli altri nella regione. Anche coloro che non sono politicamente legati, come il Cile, Colombia e Perù prima di Ollanta Humala.In relazione a paesi dell'America Latina e dei Caraibi, il presidente cinese Hu Jintao ha affermato nel 2008, quando visitò vari paesi, che il commercio del suo paese era aumentato di dieci volte, da 10.000 milioni a 100.000 milioni di dollari. Ma il commercio ha continuato a crescere e, al 2010, era salito a 140.000 milioni.La Cina sta portando avanti i suoi accordi con altri paesi dell'America Latina. Con l'Argentina ha firmato un accordo lo scorso anno da 10.000 milioni di dollari per gli investimenti ferroviari, di cui una parte sarebbe andato al ramo Belgrano Cargas.
Per ovvie ragioni di dimensioni, mercato e vendite, il commercio cinese ha puntato la mira verso il Brasile, lider del Mercosur e membro del BRIC (gruppo globale composto di quel paese e la Russia, India e Cina).
Tatticamente questa tendenza sarà rafforzata perché il Brasile ospiterà la Coppa del Mondo nel 2014 e le Olimpiadi due anni dopo. Ci sarà bisogno di costruire stadi, infrastrutture, ecc, che hanno un importo tra 60.000 e 120.000  milioni di dollari.
La Cina ha inoltre firmato accordi con l'Uruguay, da quando è presidente Vázquez José Mujica, e anche con altri paesi minori, come la Bolivia. In quest'ultimo caso, dopo trattative tra il 2009 e il 2010, si è firmato un accordo definitivo per costruire un satellite di comunicazioni di terza generazione, che sarà battezzato "Tupac Katari". Dovrebbe essere lanciato in orbita nel 2013 e la sua funzione principale è quella di migliorare il collegamento delle telecomunicazioni e di Internet in molte parti del paese.Per Evo Morales, è una priorità per poter rispettare un articolo della nuova Costituzione che garantisce il diritto di tutti i boliviani per le comunicazioni. La Tupac Katari costerà complessivamente 300 milioni di dollari e prevede anche la formazione del personale tecnico dell'Agenzia Spaziale boliviana. Oltre a rendersi indipendenti, questo progetto consente di risparmiare il 40% del costo attuale dell telecomunicazioni via satellite rispetto allle aziende che oggi vendono questi servizi: Intelsat, Eurotv, Hispasat, Argsat, Satmex e Sesnewskys.Un altro progetto cino-boliviano prevede la costruzione della linea ferroviaria elettrica, per passeggeri e merci, che unisca Santa Cruz all'Oceano Pacifico.
Sono apprezzabili anche gli investimenti cinesi in Ecuador. Gli asiatici l'anno scorso hanno fornito 1.700 milioni di dollari per finanziare il progetto idroelettrico Coca Codo Sinclair e altri 571 milioni sono previsti per un'altra idroelettrica. I termini di questi prestiti sono a favore di Rafael Correa, in quanto hanno un tasso di interesse del 6,35 per cento a 15 anni, con quattro di grazia.

26/09/11

Nel Kosovo cresce la tensione, barricate, scontri, manifestazioni...

A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, Italia e SOS Kosovo Metohija

Domenica, 18 Settembre 2011, le forze speciali dei secessionisti albanesi, i ROSU (Regional Operational Support Unit, una unità speciale addestrata dalla NATO, che agisce autonomamente ed è usata come supporto alla polizia locale, in azioni da commandos o di fronteggiamento di proteste di piazza), coadiuvati e protetti dalla NATO, dalla KFOR e dalla polizia EULEX (il nuovo nome della missione militare in Kosovo), hanno preso il controllo dei due passaggi amministrativi di Jarinje e Brnjak, che di fatto Pristina considera frontiere, due posti di frontiera tra la Serbia e la provincia kosovara.
La popolazione serba blocca il nord della regione con barricate, presidi e dichiara la sua volontà di non accettare questo incursione militare e di voler andare fino in fondo contro Pristina.
Come si può vedere dalla foto ad ogni barricata vengono portati pietre, ghiaia, sassi per rafforzamento e difesa.
Già ad agosto le barricate erano state tolte, dopo giorni di scontri, assalti e violenze, con la mediazione del governo di Belgrado, che aveva promesso di aver trovato un accordo con la NATO/KFOR che prevedeva che fosse la Kfor -e non le forze di polizia kosovare- ad assumere il controllo dei due punti di confine teatro delle maggiori tensioni, dichiarandoli 'zona di sicurezza militare'. Ovviamente promesse non mantenute, perché l’obiettivo come ben documenta Drecun, ben altri sono i progetti della NATO e dell’UE per il popolo serbo del Kosovo Metohija.
Sono state bloccate le strade principali, e ad ogni provocazione degli albanesi o ad ogni tentativo delle forze albanesi o internazionali di andare verso il nord, le barricate si rafforzano, e in alcuni punti stradali le barricate oltrepassano i 5 metri d’altezza. I serbi si muovono attraverso le altre strade alternative che controllano da soli, e da li arriva anche il cibo e l’acqua. Il traffico dei mezzi scorre con difficoltà, i grandi autobus non possono viaggiare sulle strade a bassa qualità, e quindi dalla Serbia centrale arriva solo qualche furgone
Nel nord di Kosovska Mitrovica i serbi hanno accumulato ingenti quantitativi di sabbia e pietre, con cinque camion, sul ponte principale sul fiume Ibar, che separa la parte meridionale e settentrionale della città che così è stato ulteriormente rafforzato. Un lavoro simile è stato fatto di fronte al ponte est di Kosovska Mitrovica.

Questa è stata  la risposta alla KFOR, che aveva lanciato con elicotteri migliaia di volantini, dove diceva che le barricate non sono il modo giusto per esprimere il malcontento e che dovevano essere immediatamente tolte. La situazione in Kosovska Mitrovica è calma, nei pressi del ponte ci sono a turno, alcune centinaia di cittadini, che presidiano la barricata.
I serbi di Kosovska Mitrovica, hanno risposto anche con un proprio volantino apparso per le strade della città, dove, da una parte del foglio vi è una bandiera serba con la firma: "serbi del Kosovo", nell’altra parte scrivono:
"…Secondo la risoluzione 1244, il Kosovo è parte integrante della Serbia. Nessuna risoluzione parla di una dogana del Kosovo. Nella risoluzione non si definiscono confini del Kosovo.
I blocchi stradali rappresentano l'insoddisfazione e la rabbia del popolo serbo del Kosovo a causa delle pratiche e della non conformità con la risoluzione 1244. E 'meglio difendere i blocchi e barricate della resistenza armata. E voi signori della KFOR valutate se abbiamo ragione…"; il foglietto è scritto in serbo e inglese.
Sul lato nord del ponte ci sono membri del Servizio di polizia del Kosovo ( serbi), e alla metà del ponte, vi è una macchina della polizia parcheggiata, e sul lato meridionale, veicoli blindati dell’’ EULEX. Tutte le strade del nord che portano a Brnjak e Jarinje sono totalmente bloccati. I maggiori problemi e rischi sono nei luoghi dove ci sono zone abitate da serbi e albanesi, vicine come nei villaggi di Kolasin e Ibar Dudin, Krs verso il sud  di Kosovska Mitrovica.

Il capo della missione europea in Kosovo (Eulex), il francese Xavier de Marnhac, ha chiesto la rimozione dei blocchi stradali e delle barricate messe in atto dalla popolazione serba nel nord del Kosovo. De Marnhac, secondo un comunicato di Eulex, ha visitato le due postazioni in questione,  Jarinje  e  Brnjak, affermando che entrambe sono pronte ad avviare la loro attività operativa. Ma la loro apertura tuttavia è impedita dalle numerose barricate erette dai serbi lungo le strade tutt'intorno ai due posti di dogana. Sottolineando che i blocchi stradali e le barricate sono illegali e non possono essere considerati una forma pacifica di protesta, ha lasciato intendere un monito, che ipotizza un intervento di forza contro i manifestanti serbi.
Il comandante della KFOR Erhard Biler, ha detto ieri a Mitrovica, che questa è l'ultima volta che ha deciso di ritirare i membri della KFOR e non usare la forza che ha in potere. Biler ha detto che se continueranno i posti di blocco, sarà costretto ad utilizzare tali poteri. 
Una provocazione c’è stata degli albanesi dal villaggio Košutovo, da dove si è sentito sparare in direzione del villaggio Zupče, dove i serbi vigilano giorno e notte accanto alle barricate.
Frattanto l’esercito tedesco ha deciso che invierà in Kosovo due autoblino del tipo “tasso“ che si usano nelle cariche contro i manifestanti e per la rimozione delle barricate. Il comando della Bundeswer per le azioni all’estero ha confermato la notizia che era stata riportata dal giornale Frankfurter Algemaine Zietung. Ad inizio ottobtre in Kosovo saranno mandati anche due veicoli per le cariche con l’acqua. Il contingente tedesco della Kfor è composto di 1.400 soldati.
Intanto da Belgrado il governo serbo invita i cittadini del nord del Kosovo a non cedere alle provocazioni e che… le istituzioni statali della Serbia sono assolutamente in funzione della stabilizzazione e della pace… 

Il responsabile del distretto di Kosovska Mitrovica Nord, Radenko Nedeljkovic, ha dichiarato che:…” i serbi del nord non si arrenderanno e difenderanno i posti di blocco, per impedire alla KFOR di procedere verso Jarinje e Brnjak, aggiungendo che i residenti del nord del Kosovo continueranno le proteste pacifiche tutto il tempo necessario…Nonostante la minaccia della KFOR, di usare la forza e sfondare le barricate, erette per protestare e per difendere le nostre richieste legali e legittime, noi non torneremo indietro, fino a che nei due passaggi amministrativi, la situazione non torni com’era prima della decisione di Pristina, prendere i due punti con le unità speciali Rosu… Non permetteremo che una qualsiasi parte delle unità Kfor o altre, passino attraverso le barricate, hanno gli elicotteri per trasportare gli albanesi, gli agenti doganali e di polizia, e di fornire cibo per i loro soldati… La gente resta sulle barricate, attualmente anche a Rudar, villaggio alle porte di Leposavic, vi sono oltre 150 manifestanti fissi… ", ha detto il capo distretto. 

Le truppe della KFOR, nel tentativo di stabilire un checkpoint nel villaggio di Jagnjenica, frazione del comune di Zubin Potok, sono state bloccate dall'intervento della popolazione locale che ha bloccato il traffico sulla strada Zvecan-Zubin Potok, erigendo una barricata. 

“…Siamo venuti qui per impedire alla KFOR di fare quello che sta facendo, non deve farlo – dice il sindaco di Zupce Slavina, Ristic… Tutti sappiamo perché lo sta facendo. Sta provando, con la forza, a creare un confine dove non esiste…”.

Gli operai di una delle più grandi ditte di trasporto nel Kosovo settentrionale Kosmet prevoz hanno organizzato una sfilata di protesta dei veicoli nelle strade di Kososvska Mitrovica. I serbi che protestavano hanno chiesto che gli sia assicurato il diritto al lavoro e la libertà di movimento, ed hanno appoggiato le richieste dei loro connazionali che si oppongono all’instaurazione dei punti doganali ai valichi ammnsitrativi Jarinje e Brnjak, i quali dividono il Kosovo dalla Serbia centrale. Una colonna di 0 pullman con le bandiere serbe e con i clacson spiegati è passata attaverso le strade principali di Kosovska Mitrovica.

Il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic ha detto ai media: “… che l'attuale situazione nel Kosovo settentrionale è per ora calma, ma siamo preparati al peggio…il nord della provincia è completamente tagliata fuori dal resto. A Kosovska Mitrovica sono state collocate barricate sul ponte principale Ibar, che impediscono ai veicoli della KFOR e dell'EULEX di andare verso i valichi di frontiera amministrativa, in modo che possano utilizzare solo le vie aeree. I cittadini sono in gran numero per le strade, di giorno e nel turno di notte ... Per noi è essenziale che la gente è calma e determinata a non lasciarsi provocare da albanesi per poi essere accusati di spingerea sommosse. I cittadini sulle barricate sono  pacifici, ma siamo preparati al peggior scenario: che la KFOR, l'EULEX e gli albanesi, con la forza cercheranno di sfondare barricate, e quindi arrivare a Jarinje e Brnjak…allora potrà succedere di tutto…” ha dichiarato Pantic.

Il maggior quotidiano albanese di Pristina, il Koha Ditore, del 14/09/2011, citando fonti degli apparati interni del governo secessionista, denuncia che i serbi preparano una resistenza armata.
Secondo l’articolo, Radenko Nedelkovic, capo del distretto serbo di Mitrovica, avrebbe consegnato allo Stato maggiore di crisi serbo nel nord del Kosovo l'incarico di coordinare le azioni tra i responsabili politici locali ed un gruppo serbo armato nel nord di Mitrovica. Questa decisione è stata presa visto il peggiorare della situazione e le prospettive per la minoranza serba in Kosovo.
Secondo il sito di questo giornale, un migliaio di soldati serbi e poliziotti, per lo più riservisti, è entrato nel nord del Kosovo, guidati dal generale in pensione Bozidar Delic. Fonti di intelligence albanese, direbbero che presumibilmente è per preparare una guerra in Kosovo.
Esse affermerebbero inoltre che con Delic, sono responsabili e coinvolti  il capo del distretto serbo di Kosovska Mitrovica, Radenko Nedeljkovic, il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic, di Zvecan Dragisa Milovic, di Zubin Potok Slavisa Ristic, di Leposavic  Branko Ninic e il capo della MUP serba in Kosovo Geoge Dragovic.
Koha Ditore afferma che "gli agenti di polizia in congedo del nord del Kosovo, hanno nascoste armi pesanti in grado di attaccare i veicoli blindati".
Radenko Nedeljkovic, capo del distretto di Kosovska Mitrovica, ha dichiarato che la notizia diffusa dal Koha Ditore ha nulla a che fare con la verità: “…Se non fosse triste, sarebbe divertente! Koha Ditore già in passato ha  pubblicato molte bugie… Io non so ciò  che pubblicano, so solo che non ha nulla a che fare con qualsiasi tipo di verità e realtà. Mi piacerebbe la presenza di ufficiali serbi nel territorio del Kosovo e Metohija, ma, purtroppo, non è realistico,in questo momento…”; ha dichiarato Nedeljkovic.