06/03/12

Dal mondo kurdo


In Turchia, centinaia di prigionieri politici curdi, tra cui tre Parlamentari hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza, per chiedere la liberazione del leader del PKK e il pieno riconoscimento dei diritti politici della popolazione curda. 
Dopo uno sciopero della fame a tempo determinato, attuato da diverse centinaia di prigionieri politici tra il 1 dicembre e il 15 febbraio, la mobilitazione ha raggiunto un coinvolgimento senza precedenti. 
Zeynep Teker, Presidente della Federazione delle Associazioni che offre assistenza legale alle famiglie dei prigionieri politici (Tuhad-Fed), ha dichiarato che dal 15 febbraio più di 400 prigionieri politici hanno iniziato lo sciopero della fame a tempo indeterminato. Più di 6.300 membri del BDP inclusi 31 sindaci, sei deputati e decine di membri dei consigli comunali, si trovano attualmente in carcere a seguito delle operazioni anti KCK, lanciate nell'aprile 2009, poche settimane dopo lo storico successo del partito curdo in elezioni comunali. Il regime turco ogni settimana arresta decine di persone, facendo così lievitare il numero dei detenuti dai 60.000 registrati nel 2002 a agli oltre 130.000 detenuti attualmente.

I prigionieri sono determinati
Gli scioperanti stanno protestando contro l'isolamento del leader curdo Abdullah Ocalan, imprigionato nell'isola di Imrali dal 1999 in stato di completo isolamento e che da oltre 7 mesi non può usufruire del diritto di incontrare i suoi avvocati. 
I prigionieri hanno chiesto la liberazione di Ocalan e di tutti i prigionieri politici, il riconoscimento ufficiale dei diritti collettivi del popolo curdo nella nuova Costituzione, rimarcando l’importanza del riconoscimento dell’identità curda e del diritto all'istruzione in lingua curda. Il Presidente del Tuhad-Fed ha dichiarato che i prigionieri sono determinati a continuare lo sciopero della fame fino a quando non verrà rilasciato Ocalan e ha lanciato un monito al Governo perché soddisfi le richieste degli scioperanti: "Il governo AKP e il Ministero della Giustizia saranno ritenuti responsabili per tutte le ripercussioni negative. La liberazione di Ocalan è una richiesta comune del popolo curdo".

Lo status di prigioniero di guerra
Da parte loro, gli 8.000 militanti del PKK detenuti nelle prigioni turche, hanno annunciato che non abbandoneranno lo sciopero se il Governo non risponderà positivamente alle loro richieste: “Se le nostre richieste non saranno prese in considerazione, chiederemo alle Nazioni Unite di poter beneficiare dello status di prigioniero di guerra.”

Parlamentari in sciopero
Fuori dalla prigione, il 20 e 21 febbraio circa 20 parlamentari del BDP hanno iniziato uno sciopero della fame, per sostenere i prigionieri. Centinaia di persone in tutto il paese, in particolare a Hakkari,Diyarbakir, Batman, Istanbul, Van e Sirnak, hanno deciso di aderire allo sciopero.

Sindacati in sciopero
La sezione KESK di Diyarbakır, ha annunciato che darà inizio a uno sciopero della fame per denunciare le crescenti e continue ondate di arresti. Anche i dipartimenti del DISK  di Diyarbakir, Urfa, Dersim, Siirt, Batman, Van, Agri e Kars hanno aderito a due giorni di sciopero della fame. "Le politiche di negazione e di eliminazione contro i curdi adottate dall'AKP, non stanno portando a nessuna soluzione. Noi lavoratori, non ci arrenderemo", ha detto il Saliha Aydeniz parlando a nome del KESK. Aydeniz ha aggiunto che i reati di pedofilia commessi nella prigione Pozantı, rappresentano uno degli strumenti di oppressione adottati dell'AKP.

05/03/12

Quella valigia dall'Ecuador


Il ministro degli Interni, Jose Serrano, ha annunciato che rilascerà un rapporto che mostra che il Ministero degli Esteri non è coinvolto nel caso della valigia diplomatica contenente la droga, dichiarando inoltre che verranno resi pubblici dati rilevanti per far chiarezza su questo caso, come le certificazione di tutte le valigia diplomatiche da parte della Polizia Nazionale sarà così pienamente dimostrato che il Ministero degli Esteri non ha alcuna responsabilità in materia. 
I politici dell'opposizione hanno colto la questione per attaccare il governo e chiedere la rimozione del cancelliere Ricardo Patino, mentre in realtà loro stessi sono sospettati di aver creato appositamente la vicenda.
A questo proposito è stato sottoposto anche in Italia, un Manifesto di solidarietà al governo del Presidente Correa e al Ministro Ricardo Patino, dove si respingono gli attacchi personali ricevuti dal Cancelliere Ricardo Patino in questi ultimi giorni, che non fanno che confermare che l’unica finalità dell'opposizione, di alcuni gruppi di pressione e di alcuni mezzi di comunicazione, è di creare un’atmosfera negativa, tergiversando in modo grottesco la realtà e mentendo vilmente per appannare e oscurare i risultati raggiunti dal governo.

La notizia:
In Ecuador è noto come il caso della "Maleta Diplomatica". 10 pacchi che contenevano ben 40 chili di Cocaina liquida per un valore stimato intorno ai due milioni di Euro, provenienti dall'Ecuador, destinati inconsapevolmente al Consolato Ecuadoriano di Milano e che avrebbero dovuto contenere oggetti e materiali provenienti dal paese Sudamericano necessari per realizzare uno spettacolo teatrale gestito da un gruppo di attori ecuadoriani.
Cinque cittadini dell'Ecuador sono stati arrestati dagli agenti del commissariato Bonola con l'accusa di detenzione finalizzata allo spaccio di droga. Un componente della banda Cristian Geovanny Loor, 33 anni, regista e attore teatrale, era riuscito ad instaurare rapporti di lavoro con il personale del consolato per organizzare la spedizione di materiale in Italia tramite un 'pacco diplomatico'.
Il ministero ecuadoriano degli esteri, totalmente all'oscuro degli intenti del regista-attore e dei suoi complici, aveva autorizzato, dietro pagamento, l'uso del canale diplomatico per quella che era stata presentata come una spedizione di materiale promozionale da utilizzare nel corso di una manifestazione divulgativa della cultura e delle tradizioni delle isole Galapagos.
L' inchiesta era partita nel giugno 2011 a luglio. Il traffico dai Caraibi, con metodi tradizionali non avevano funzionato: Adriano Saez Benigni, uno dei "cavalli", era stato pizzicato a Linate lo scorso settembre con 2,2 chili di coca, due mesi dopo era toccato a Fabrizio Morelli, unico milanese del gruppo, preso con 2,7 chili a Madrid. Da qui, l' idea di sfruttare il canale diplomatico e gli agganci di Loor.
La parte più delicata dell'indagine è stata il contatto col il Console e l'addetto al commercio ecuadoriani. Il 17 gennaio scorso, con le 80 tazze alla cocaina ferme a Linate, entrambi vennero convocati per dare l'assenso all'apertura del pacco. Timbri, bolle d'accompagnamento e date di spedizioni erano effettivamente sospetti. Dentro, la sorpresa. Un carico di cocaina liquida con un valore all'ingrosso stimato in 2 milioni di euro. Tagliata, quella cocaina avrebbe fruttato al dettaglio almeno 10 milioni,