31/12/09
30/12/09
BOLIVIA: nasce l'Assemblea Multinazionale
In Bolivia oltre a finire il vecchio anno, chiude anche il Congresso formato dalle Camere del Senato e del Deputati, per dare vita ad una Assemblea Legislativa Multinazionale, con l'oboettivo di fare dellla Bolivia uno
stato socialista, 184 anni dopo la sua fondazione come una repubblica.
Senatori
e Deputati sono stati convocati per chiudere "una
struttura vecchia da stato neo-liberale" e cedere il passo ad uno "Stato Multinazionale, regionale, sociale della comunità", ha comunicato il
Vice Presidente Alvaro Garcia Linera, Presidente del Congresso.
L'ultima
sessione del Parlamento 157 (27 senatori e 130 deputati), eletto nel
2005 sarà sostituito dal Legislativo di 36 senatori e 130 deputati, eletti nelle ultime elezioni del 6 dicembre, con parità di genere e una forte
rappresentanza indigena, con il compito primario, di
completare il processo di transizione, iniziato nel mese di febbraio, dopo
l'approvazione con referendum della nuova costituzione.Dopo la sua vittoria con il 64 % dei 4,4 milioni voti nelle ultime elezioni, il Movimento al Socialismo (MAS), dispone di 115 rappresentanti (26 senatori e 89 deputati) che garantisce la maggioranza dell'Assemblea.
Tra i molti progetti ereditati dalla vecchia legislatura, c'è la creazione di una nuova organizzazione amministrativa dello Stato che, dopo l'attuazione del sistema di autonomia dal 2010, avrà sei livelli di governo: nazionali, dipartimentali, regionali, provinciali, comunali e locali.
Una nuova agenzia
È partita alla grande la nuova e prima agenzia pubblica dell'Ecuador, con 1300 visite in 15 ore.
Vi segnalo dunque questa altra indipendente fonte di notizie dall'Ecuador: ANDES28/12/09
Gaza Freedom March bloccata al Cairo
Da tutto il mondo è stata organizzata per fine anno la Gaza Freedom March.
Un iniziativa per essere al fianco della popolazione civile palestinese e chiedere la fine dell'assedio a Gaza. Alla marcia hanno dato l'adesione più di 1300 persone tra cui 140 italiani.
Un iniziativa per essere al fianco della popolazione civile palestinese e chiedere la fine dell'assedio a Gaza. Alla marcia hanno dato l'adesione più di 1300 persone tra cui 140 italiani.
Nelle ultime ore, con il pretesto di un aumento delle tensioni sul confine tra Gaza ed
Egitto, il Ministero degli Esteri egiziano ha informato che il
confine di Rafah sarà chiuso nelle prossime settimane e hanno fatto sapere agli organizzatori che non intendono aprire il valico di Rafah per permettere ai partecipanti alla marcia, provenienti da ben 42 paesi, di entrare nella Striscia di Gaza per la Gaza Freedom
March.
Più di mille partecipanti al Gaza Freedom Marchers si sono radunati in Tahrir Square, al Cairo, dopo che le autorità hanno vietato assemblamenti al chiuso, per chiedere il ritiro del divieto.
Stessa difficoltà anche per la carovana Viva Palestina, composta da 150
automezzi, che cercherà anch'essa di raggiungere Gaza, passando però dalla
Giordania, per portare medicinali e solidarietà attiva alla popolazione
assediata della Striscia.
ULTIMA ORA (da www.infopal.it):
All'ambasciata egiziana in Italia: 06 8440191.
All'ambasciata italiana al Cairo: 0020 101994599.
Al consolato d'Egitto a Milano: 02 29518194 o 02 29516360
ULTIMA ORA (da www.infopal.it):
Il Cairo. "Polizia egiziana sequestra pullman attivisti italiani e
francesi e sta impedendo di prendere i taxi per arrivare all'ambasciata
italiana al Cairo".
Gli attivisti chiedono di telefonare alla Farnesina 06 36225. All'ambasciata egiziana in Italia: 06 8440191.
All'ambasciata italiana al Cairo: 0020 101994599.
Al consolato d'Egitto a Milano: 02 29518194 o 02 29516360
22/12/09
Infanzia felice sotto bloqueo
Il Fondo delle
Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), lunedì ha segnalato nel suo rapporto, che Cuba è
l'unico paese dell'America Latina e dei Caraibi, che ha eliminato la
grave malnutrizione infantile.
L'agenzia denuncia che esistono nel mondo, nei paesi in via di sviluppo più di 140 milioni di bambini sotto i 5 anni in uno stato di impoverimento e malnutrizione, che contrasta con la realtà dei bambini nell'isola. Cuba, pur non essendo un paese ricco, non ha problemi di grave malnutrizione infantile grazie agli sforzi dello Stato cubano per migliorare la dieta, specialmente dei gruppi particolarmente vulnerabili.
Soprattutto si mantiene una costante vigilanza sui mezzi di sussistenza per i bambini e i giovani, segnala l'UNICEF, aggiungendo che anche l'isola non è immune a mancanze, difficoltà e limitazioni, soprattutto dovute a causa del bloqueo statunitense.
L'agenzia denuncia che esistono nel mondo, nei paesi in via di sviluppo più di 140 milioni di bambini sotto i 5 anni in uno stato di impoverimento e malnutrizione, che contrasta con la realtà dei bambini nell'isola. Cuba, pur non essendo un paese ricco, non ha problemi di grave malnutrizione infantile grazie agli sforzi dello Stato cubano per migliorare la dieta, specialmente dei gruppi particolarmente vulnerabili.
Soprattutto si mantiene una costante vigilanza sui mezzi di sussistenza per i bambini e i giovani, segnala l'UNICEF, aggiungendo che anche l'isola non è immune a mancanze, difficoltà e limitazioni, soprattutto dovute a causa del bloqueo statunitense.
20/12/09
Invasione di Panama, 20 anni fa.
Alla sera del 19
dicembre 1989, inizia l'ennesima invasione di Panama da parte
degli Stati Uniti. Dal 1855 dovrebbe essere la tredicesima volta che invadono il
paese centroamericano.
Quest'ultima fu nominata Operazione Giusta
Causa con lo scopo presunto di estromettere il Generale Noriega,
accusato di essere un trafficante di droga, che aveva assunto la
presidenza del paese il 16 dicembre.
Al completamento, il 20 dicembre, l'allora presidente George Bush annuncia al mondo, dalla Casa Bianca, che aveva avviato questa nuova operazione chirurgica contro un popolo che si era scontrato più volte contro la presenza militare nordamericana sul suo territorio, presente da decenni da più di una dozzina di basi militari dislocate alle porte della sua capitale, sulla costa del Pacifico e sui Caraibi.
Bastava attraversare il Ponte delle Americhe, per trovare basi navali, aeree e di fanteria, da dove per decenni sono partite migliaia di operazioni di spionaggio contro i paesi della regione, partecipando attivamente alla guerra sporca contro il Nicaragua ed i movimenti ribelli in Honduras, Guatemala e El Salvador.
Dalle basi Rodman, Koob, Howard, Albrook Field, nei mesi precedenti all'invasione, partivano in continuazione raid militari Usa provocatori, anche contro il quartier generale panamense. In uno di questi ci fu la morte di uno soldato dell'esercito degli Stati Uniti, rendendo ancora più tesa la situazione e creando le condizioni per l'occupazione.
Ancora oggi non si conoscono i mumeri reali di questi massacri, sono pochissimi le testimonianze dirette della stampainternazionale. Anche le ambasciate e le organizzazioni internazionali accreditate , furono poste immediatamente sotto assedio e limitate le loro possibilità di movimento, anche per evitare che fuggitivi, membri del governo o semplici cittadini potessero trovarvi rifugio.
Al completamento, il 20 dicembre, l'allora presidente George Bush annuncia al mondo, dalla Casa Bianca, che aveva avviato questa nuova operazione chirurgica contro un popolo che si era scontrato più volte contro la presenza militare nordamericana sul suo territorio, presente da decenni da più di una dozzina di basi militari dislocate alle porte della sua capitale, sulla costa del Pacifico e sui Caraibi.
Bastava attraversare il Ponte delle Americhe, per trovare basi navali, aeree e di fanteria, da dove per decenni sono partite migliaia di operazioni di spionaggio contro i paesi della regione, partecipando attivamente alla guerra sporca contro il Nicaragua ed i movimenti ribelli in Honduras, Guatemala e El Salvador.
Dalle basi Rodman, Koob, Howard, Albrook Field, nei mesi precedenti all'invasione, partivano in continuazione raid militari Usa provocatori, anche contro il quartier generale panamense. In uno di questi ci fu la morte di uno soldato dell'esercito degli Stati Uniti, rendendo ancora più tesa la situazione e creando le condizioni per l'occupazione.
Ancora oggi non si conoscono i mumeri reali di questi massacri, sono pochissimi le testimonianze dirette della stampainternazionale. Anche le ambasciate e le organizzazioni internazionali accreditate , furono poste immediatamente sotto assedio e limitate le loro possibilità di movimento, anche per evitare che fuggitivi, membri del governo o semplici cittadini potessero trovarvi rifugio.
18/12/09
Aminattou Haidar tornata a casa!
Aminattou Haidar l'attivista pacifista del Sahara Occidentale, molto stremata per lo sciopero della fame, è tornata a casa. Dopo 32 giorni di
digiuno con l'eccezione di acqua a zucchero, le sue condizioni restano
disperate, ma adesso ha ripreso a nutrirsi e i medici dicono che
potrebbe farcela.
"Questo è un trionfo della diritto internazionale,
dei diritti umani, della giustizia internazionale e per la causa del
Sahara Occidentale", ha detto la Haidar prima di partire dall'aeroporto di
Lanzarote, alle Canarie dove era stata deportata dalle autorità
marocchine il 16 novembre scorso.
Il Marocco risponde con la repressione
Le strade di pietra nel quartiere dove vive a El Aaiún, capitale del Sahara occidentale, sono stati ieri terreno di tensioni, con l'azione della polizia antisommossa e dei marocchini, che sono scesi in strada in forze, adiacente alla casa dell'attivista, per impedire a chiunque di avvicinarsi a lei. A quella invasione c'è stata una reazione da parte dei residenti del quartiere, che hanno risposto lanciando pietre ed è bastato la presenza di un piccolo gruppo di giornalisti per attirare un gruppo di adolescenti gridando Viva Polisario!
Il Marocco risponde con la repressione
Le strade di pietra nel quartiere dove vive a El Aaiún, capitale del Sahara occidentale, sono stati ieri terreno di tensioni, con l'azione della polizia antisommossa e dei marocchini, che sono scesi in strada in forze, adiacente alla casa dell'attivista, per impedire a chiunque di avvicinarsi a lei. A quella invasione c'è stata una reazione da parte dei residenti del quartiere, che hanno risposto lanciando pietre ed è bastato la presenza di un piccolo gruppo di giornalisti per attirare un gruppo di adolescenti gridando Viva Polisario!
La repressione contro i giovani saharawi in festa, è andata avanti tutta la notte in vari quartieri della capitale.
16/12/09
1830: muore Simón Bolívar, el libertador.
Nato a Caracas, capitale del Venezuela, da una ricca famiglia spagnola, il 24 luglio 1783 ,Simon Bolivar era stato educato secondo le idee dell'Illuminismo avendo vissuto in Spagna, visitato gli Stati Uniti, percorso Francia, Italia e conosciuto da vicino la Rivoluzione francese e l'ascesa di Napoleone.
Bolívar riuniva in sè il pragmatismo dei ricchi creoli di Caracas e il patriottismo idealista e lo sforzo illuministico, al fine di conoscere la realtà americana e progettare un futuro politico indipendente.
Si ispirò anche ai principi della rivoluzione nordamericana, scorgendo però, nella nascente potenza degli Stati Uniti il pericolo di un nuovo imperialismo a danno del Sudamerica al punto di scrivere nella sua "Lettera guatemalteca alla Royal Gazzette del 1815" che "gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a piegare con la fame e la miseria l'America intera in nome della libertà."
Dal 1812 in poi partecipò alle prime esperienze rivoluzionarie indipendentiste, scoprendosi valente stratega militare per diventare alla fine il principale protagonista delle varie guerre di liberazione dal colonialismo spagnolo.
Nel 1819 Bolìvar propose la nascita di una grande nazione, costituita dai territori dell’antico vicereame della Nueva Granata, cioè le attuali Venezuela, Colombia ed Ecuador chiamata Gran Colombia.
Egli fu nominato presidente provvisorio, fino alla conclusione delle guerre di liberazione che portarono prima il Venezuela e poi la Colombia all'indipendenza.
Nel 1824 iniziò la campagna che portò alla liberazione dell'Alto Perù (l'attuale Bolivia). Completata l'opera per l'indipendenza, egli istituì un complesso potere legislativo formato di tre Camere: tribuni, senatori e censori, e un presidente vitalizio che nominava il suo successore.
Simón Bolívar aveva sognato, la possibilità che i paesi latinoamericani appena resisi indipendenti coordinassero i loro sforzi e costituissero una vera forza nel panorama politico internazionale. Bolívar propose una di unire i territori dell'antico vicereame di Nueva Granada con Bolivia e Perú.
Un'altra sua aspirazione era quello di riunire nell'istmo di Panama tutti i neonati paesi ispanici e di fare un "Congreso Anfictiónico". Tutto questo per arrivare a alla realizzazione di una Federazione che comprendesse tutti i paesi del Sudamerica, con un esercito ed una flotta federali. Una sorta di Società delle Nazioni, i cui punti principali comprendessero la neutralità perpetua, l'inclusione del diritto internazionale nella legislazione di ogni paese, l'abolizione della schiavitù, un'organizzazione democratica interna e sanzioni contro i violatori di questi principi.
Bolívar, fu dunque un eroe romantico, un idealista che lottò non solo per la libertà, ma anche per modernizzare e sviluppare la politica sociale dell'America Latina. I suoi sogni però non si realizzarono.
Infatti, l'indipendenza non fu una vera rivoluzione sociale, bensì il passaggio di consegne dagli spagnoli ai creoli. Le oligarchie locali non vedevano i vantaggi della cooperazione delle tre unità regionali, con pochi legami comuni, e non accettavano neanche il nuovo ruolo sociale e politico degli ufficiali degli eserciti vincitori. Nel dicembre del 1829, Juan Antonio Páez, che comandava il movimento secessionista in Venezuela, ritirò definitivamente il suo paese dalla Gran Colombia. Juan José Flores fece lo stesso con l'Ecuador. Il nome "Colombia" lo conservò la Nueva Granada, con capitale a Bogotá.
A marzo di quell'anno, il Libertador, malato, si dimise e si ritirò verso la costa con l'intenzione di imbarcarsi verso l'Europa. Tuttavia, morì in breve tempo, nel dicembre del 1830, nell'isola di Santa Marta, amareggiato nel vedere resi vani tutti i suoi sforzi.
A 179 anni dalla sua morte, sembra proprio che sia Hugo Chavez, un'altro venezuelano, l'erede a cui toccherà completare l'opera di Bolivar per la nascita di un nuovo assetto latino-americano.
Bolívar riuniva in sè il pragmatismo dei ricchi creoli di Caracas e il patriottismo idealista e lo sforzo illuministico, al fine di conoscere la realtà americana e progettare un futuro politico indipendente.
Si ispirò anche ai principi della rivoluzione nordamericana, scorgendo però, nella nascente potenza degli Stati Uniti il pericolo di un nuovo imperialismo a danno del Sudamerica al punto di scrivere nella sua "Lettera guatemalteca alla Royal Gazzette del 1815" che "gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a piegare con la fame e la miseria l'America intera in nome della libertà."
Dal 1812 in poi partecipò alle prime esperienze rivoluzionarie indipendentiste, scoprendosi valente stratega militare per diventare alla fine il principale protagonista delle varie guerre di liberazione dal colonialismo spagnolo.
Nel 1819 Bolìvar propose la nascita di una grande nazione, costituita dai territori dell’antico vicereame della Nueva Granata, cioè le attuali Venezuela, Colombia ed Ecuador chiamata Gran Colombia.
Egli fu nominato presidente provvisorio, fino alla conclusione delle guerre di liberazione che portarono prima il Venezuela e poi la Colombia all'indipendenza.
Nel 1824 iniziò la campagna che portò alla liberazione dell'Alto Perù (l'attuale Bolivia). Completata l'opera per l'indipendenza, egli istituì un complesso potere legislativo formato di tre Camere: tribuni, senatori e censori, e un presidente vitalizio che nominava il suo successore.
Simón Bolívar aveva sognato, la possibilità che i paesi latinoamericani appena resisi indipendenti coordinassero i loro sforzi e costituissero una vera forza nel panorama politico internazionale. Bolívar propose una di unire i territori dell'antico vicereame di Nueva Granada con Bolivia e Perú.
Un'altra sua aspirazione era quello di riunire nell'istmo di Panama tutti i neonati paesi ispanici e di fare un "Congreso Anfictiónico". Tutto questo per arrivare a alla realizzazione di una Federazione che comprendesse tutti i paesi del Sudamerica, con un esercito ed una flotta federali. Una sorta di Società delle Nazioni, i cui punti principali comprendessero la neutralità perpetua, l'inclusione del diritto internazionale nella legislazione di ogni paese, l'abolizione della schiavitù, un'organizzazione democratica interna e sanzioni contro i violatori di questi principi.
Bolívar, fu dunque un eroe romantico, un idealista che lottò non solo per la libertà, ma anche per modernizzare e sviluppare la politica sociale dell'America Latina. I suoi sogni però non si realizzarono.
Infatti, l'indipendenza non fu una vera rivoluzione sociale, bensì il passaggio di consegne dagli spagnoli ai creoli. Le oligarchie locali non vedevano i vantaggi della cooperazione delle tre unità regionali, con pochi legami comuni, e non accettavano neanche il nuovo ruolo sociale e politico degli ufficiali degli eserciti vincitori. Nel dicembre del 1829, Juan Antonio Páez, che comandava il movimento secessionista in Venezuela, ritirò definitivamente il suo paese dalla Gran Colombia. Juan José Flores fece lo stesso con l'Ecuador. Il nome "Colombia" lo conservò la Nueva Granada, con capitale a Bogotá.
A marzo di quell'anno, il Libertador, malato, si dimise e si ritirò verso la costa con l'intenzione di imbarcarsi verso l'Europa. Tuttavia, morì in breve tempo, nel dicembre del 1830, nell'isola di Santa Marta, amareggiato nel vedere resi vani tutti i suoi sforzi.
A 179 anni dalla sua morte, sembra proprio che sia Hugo Chavez, un'altro venezuelano, l'erede a cui toccherà completare l'opera di Bolivar per la nascita di un nuovo assetto latino-americano.
13/12/09
Disposta a morire in aeroporto
In sciopero della fame da un mese per poter rientrare nel proprio paese e dopo aver rifiutato sia l'asilo politico, che la cittadinanza offerti dal governo spagnolo.
L'attivista saharawi, il 13 novembre scorso era stata respinta dalle autorità marocchine all'aeroporto della sua citta, El Aaiún, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, per aver indicato sul documento di entrata la nazionalità saharawi e imbarcata su un aereo per le Canarie.
Aminattou Haidar si batte per l'indipendenza del Sahara Occidentale, l'ex-colonia spagnola occupata dal Marocco subito dopo la sua indipendenza nel 1975. È un’attivista dei diritti umani e una dei leader della protesta popolare e nonviolenta che serpeggia nei territori occupati del Sahara Occidentale dal maggio dello scorso anno.
Arrestata una prima volta nel 1987, è scomparsa per quasi quattro anni in una prigione segreta, dove ha subito violenze e torture di ogni tipo. Liberata, ha animato il movimento per i diritti umani, nonostante la repressione e le intimidazioni. Nel giugno 2005, ad El Aaiún è stata picchiata a sangue nel corso di
una manifestazione pacifica, portata in ospedale da un amico, arrestata
e mandata direttamente in carcere, dove ha subito nuove violenze e liberata dopo 7 mesi. Da allora non smette di denunciare la situazione
dei territori occupati. Grazie a una campagna internazionale, ha ottenuto
il passaporto per poter uscire dalla colonia e testimoniare la situazione
di tutti i saharawi, praticamente svolgendo il ruolo di ambasciatore della causa saharawi nel mondo, comprese alcune visite in Italia.
L'attivista saharawi, il 13 novembre scorso era stata respinta dalle autorità marocchine all'aeroporto della sua citta, El Aaiún, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, per aver indicato sul documento di entrata la nazionalità saharawi e imbarcata su un aereo per le Canarie.
Aminattou Haidar si batte per l'indipendenza del Sahara Occidentale, l'ex-colonia spagnola occupata dal Marocco subito dopo la sua indipendenza nel 1975. È un’attivista dei diritti umani e una dei leader della protesta popolare e nonviolenta che serpeggia nei territori occupati del Sahara Occidentale dal maggio dello scorso anno.
Arrestata una prima volta nel 1987, è scomparsa per quasi quattro anni in una prigione segreta, dove ha subito violenze e torture di ogni tipo. Liberata, ha animato il movimento per i diritti umani, nonostante la repressione e le intimidazioni. Nel giugno 2005, ad
10/12/09
Dopo Pepe, Evo.
Dopo la riconferma del Frente Amplio in Uruguay, con Pepe Mujica, che ha vinto il ballottaggio per la Presidenza del paese, conquistando il 53% dei consensi, quasi 10 punti in più rispetto al suo avversario, anche Evo
Morales in Bolivia è stato riconfermato con più del 60% dei voti.
È importante vedere come l'onda progressista in Amerca Latina, a dispetto di tutte le aggressioni da parte della destra reazionaria e i grandi mezzi messi a disposizione dalle oligarchie e dalle forze imperialiste, ha continuato per la sua strada convincendo e rafforzandosi, conquistando anche le maggioranze parlamentari che permetteranno di governare con ancora più efficacia.
A differenza di quella tragica farsa avvenuta in Honduras, in Uruguay e in Bolivia si sono svolte due elezioni alla luce del sole, con una altissima affluenza e partecipazione, a dimostrare che la svolta socialista del continente forse solo si può fermare con golpi militari.
02/12/09
Bhopal 25 anni dopo
Sono passati 25 anni dal peggior disastro industriale (conosciuto) della storia.
Era la
notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, a Bhopal, in India, circa quaranta
tonnellate di gas letali fuoriuscirono dalla fabbrica di pesticidi
della Union Carbide, oggi di proprietà della Dow Chemical.
Una incrostazione nelle tubature
fa sì che l’acqua usata per pulirle finisca in una cisterna di
isociananto di metile (Mic). Unito all’acqua, il Mic reagisce e, non
trovando sulla sua strada nessun ostacolo, neppure la fiamma del
bruciatore della torre di decontaminazione che dovrebbe incendiarlo, ma
che invece è spenta, inizia a premere sulle valvole esterne. La pressione è
tale che le valvole saltano e l’acido isocianico, creato dalla reazione
di Mic e acqua, forma un gaiser sopra l’impianto. Il vento forte lo
spinge verso la bidonville vicina, dove vivono ammassati molti poveri.
Le stime ufficiali parlarono di 2.259 morti, alla fine il governo del Madhya Pradesh accertò il decesso di 3.787 persone. Ma secondo fonti indipendenti sarebbero tra gli 8mila e i 10mila i morti, a causa del gas, nelle sole 72 ore successive, e 25mila e oltre negli anni successivi. I sopravvissuti non hanno mai ricevuto un risarcimento adeguato. Il sito della fabbrica non è ancora stato decontaminato e sul posto sono state lasciate enormi quantità di composti inquinanti, che stanno avvelenando le falde acquifere, l’aria e i terreni della comunità di Bhopal.
Le stime ufficiali parlarono di 2.259 morti, alla fine il governo del Madhya Pradesh accertò il decesso di 3.787 persone. Ma secondo fonti indipendenti sarebbero tra gli 8mila e i 10mila i morti, a causa del gas, nelle sole 72 ore successive, e 25mila e oltre negli anni successivi. I sopravvissuti non hanno mai ricevuto un risarcimento adeguato. Il sito della fabbrica non è ancora stato decontaminato e sul posto sono state lasciate enormi quantità di composti inquinanti, che stanno avvelenando le falde acquifere, l’aria e i terreni della comunità di Bhopal.
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