Il 10 aprile si voterà in Perù, scegliendo tra cinque candidati, il nuovo Presidente del Perù oltre ai 130 parlamentari.
Favorito nei sondaggi è l'ex colonnello Ollanta Humala,
che nelle precedenti elezioni del 2000, pur essendo un nuovo candadato e
partendo in ritardo con la campagna elettorale, aveva incontrato grande
appoggio tra la gente più umile ed era riuscito ad arrivare al
ballottaggio, uscendone però sconfitto dall'attuale presidente Alan
García.
Oggi
come allora, Ollanta si ritrova contro tutta la oligarchia peruana, che
controlla la quasi totalità della stampa e della televisione e che gli
riversa addosso tutta la possibile immondizia.
Il
candidato dell'alleanza "Conquista del Perù", anche nell'ultimo dei
confronti televisi è stato il principale bersaglio di critiche da parte
di tutti i suoi rivali: Pedro Pablo Kuczynski, Alejandro Toledo, Keiko
Fujimori, e Luis Castillo, ma il candidato della sinistra peruana non ha
accettato le provocazioni ed ha continuato a parlare delle sue proposte
di governo per combattere la povertà, per creare occupazione e istruzione e per la sicurezza pubblica.
Due
dei candidati - Toledo, che governò tra il 2001 e il 2006, e Castaneda,
ex sindaco di Lima - hanno affermato nel corso del dibattito che Humala nel
paese andino imporrebbe un "modello di Stato", simile a quello del Venezuela, della Bolivia e del Nicaragua.
La
vecchia oligarchia, che insiste nel definire, in maniera disprezzante,
Ollando come la copia del "dittatore" venezuelano Chavez, in realtà
monopolizzando e insistendo solamente su questo tema la propria campagna
elettorale, sposta i favori dell'elettorato popolare proprio verso di
lui, che ora può godere di più esperienza politica e di una struttura
elettorale più organizzata.
L'unica in grado di contendere la presidenza in un ormai certo
ballottaggio, sembra essere Keiko Fujimori, la giovane figlia dell'ex presidente Alberto Fujimori
(1990-2000), che in parte gode dell'eredità politica del padre,
sorvolando però sul fatto che ora il padre di ritrova in carcere,
condannato a 25 anni, per violazione dei diritti umani.
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