A cura di Enrico
Vigna, portavoce del Forum Belgrado per un Mondo di
Eguali, Italia e SOS Kosovo
Metohija
Domenica,
18 Settembre 2011,
le forze speciali dei secessionisti albanesi, i ROSU (Regional Operational
Support Unit, una unità speciale addestrata dalla NATO,
che agisce
autonomamente ed è usata come supporto alla polizia
locale, in azioni da
commandos o di fronteggiamento di proteste di piazza),
coadiuvati e protetti
dalla NATO, dalla KFOR e dalla polizia EULEX (il nuovo
nome della missione
militare in Kosovo), hanno preso il controllo dei due
passaggi amministrativi
di Jarinje e Brnjak, che di fatto Pristina considera
frontiere, due posti di
frontiera tra la Serbia e la
provincia kosovara.
La popolazione serba
blocca il nord della regione con
barricate, presidi e dichiara la sua volontà di non
accettare questo incursione
militare e di voler andare fino in fondo contro Pristina.
Come si può vedere
dalla foto ad ogni barricata
vengono portati pietre, ghiaia, sassi per rafforzamento e
difesa.
Già ad agosto le
barricate erano state tolte, dopo
giorni di scontri, assalti e violenze, con la mediazione
del governo di
Belgrado, che aveva promesso di aver trovato un accordo
con la NATO/KFOR che
prevedeva che fosse la Kfor -e non le forze di polizia
kosovare- ad
assumere il controllo dei due punti di confine teatro
delle maggiori tensioni,
dichiarandoli 'zona di sicurezza militare'. Ovviamente
promesse non mantenute,
perché l’obiettivo come ben documenta Drecun, ben altri
sono i progetti
della NATO e dell’UE per il popolo serbo del Kosovo
Metohija.
Sono state bloccate le
strade principali, e ad ogni
provocazione degli albanesi o ad ogni tentativo delle
forze albanesi o
internazionali di andare verso il nord, le barricate si
rafforzano, e in alcuni
punti stradali le barricate oltrepassano i 5 metri
d’altezza. I serbi si
muovono attraverso le altre strade alternative che
controllano da soli, e da li
arriva anche il cibo e l’acqua. Il traffico dei mezzi
scorre con
difficoltà, i grandi autobus non possono viaggiare sulle
strade a bassa
qualità, e quindi dalla Serbia centrale arriva solo
qualche furgone
Nel nord di Kosovska
Mitrovica i serbi hanno
accumulato ingenti quantitativi di sabbia e pietre, con
cinque camion, sul ponte principale sul fiume Ibar,
che separa la parte meridionale e settentrionale della
città che così è
stato ulteriormente rafforzato. Un lavoro simile è stato fatto di fronte al
ponte est di Kosovska Mitrovica.
Questa è stata la
risposta alla KFOR, che aveva
lanciato con elicotteri migliaia di volantini, dove diceva
che le barricate non
sono il modo giusto per esprimere il malcontento e che
dovevano essere
immediatamente tolte. La situazione in Kosovska Mitrovica
è calma, nei pressi
del ponte ci sono a turno, alcune centinaia di cittadini,
che presidiano la
barricata.
I serbi di Kosovska Mitrovica, hanno risposto
anche con un proprio volantino apparso per le strade
della città, dove, da una
parte del foglio vi è una bandiera serba con la firma:
"serbi del
Kosovo", nell’altra parte scrivono:
"…Secondo la risoluzione 1244, il
Kosovo è parte integrante della Serbia. Nessuna
risoluzione parla di una dogana
del Kosovo. Nella risoluzione non si definiscono confini
del Kosovo.
I blocchi stradali rappresentano l'insoddisfazione e la rabbia del popolo serbo del Kosovo a causa delle pratiche e della non conformità con la risoluzione 1244. E 'meglio difendere i blocchi e barricate della resistenza armata. E voi signori della KFOR valutate se abbiamo ragione…"; il foglietto è scritto in serbo e inglese.
Sul lato nord del ponte ci sono membri del Servizio di polizia del Kosovo ( serbi), e alla metà del ponte, vi è una macchina della polizia parcheggiata, e sul lato meridionale, veicoli blindati dell’’ EULEX. Tutte le strade del nord che portano a Brnjak e Jarinje sono totalmente bloccati. I maggiori problemi e rischi sono nei luoghi dove ci sono zone abitate da serbi e albanesi, vicine come nei villaggi di Kolasin e Ibar Dudin, Krs verso il sud di Kosovska Mitrovica.
Il capo della missione europea in Kosovo (Eulex), il francese Xavier de Marnhac, ha chiesto la rimozione dei blocchi stradali e delle barricate messe in atto dalla popolazione serba nel nord del Kosovo. De Marnhac, secondo un comunicato di Eulex, ha visitato le due postazioni in questione, Jarinje e Brnjak, affermando che entrambe sono pronte ad avviare la loro attività operativa. Ma la loro apertura tuttavia è impedita dalle numerose barricate erette dai serbi lungo le strade tutt'intorno ai due posti di dogana. Sottolineando che i blocchi stradali e le barricate sono illegali e non possono essere considerati una forma pacifica di protesta, ha lasciato intendere un monito, che ipotizza un intervento di forza contro i manifestanti serbi.
I blocchi stradali rappresentano l'insoddisfazione e la rabbia del popolo serbo del Kosovo a causa delle pratiche e della non conformità con la risoluzione 1244. E 'meglio difendere i blocchi e barricate della resistenza armata. E voi signori della KFOR valutate se abbiamo ragione…"; il foglietto è scritto in serbo e inglese.
Sul lato nord del ponte ci sono membri del Servizio di polizia del Kosovo ( serbi), e alla metà del ponte, vi è una macchina della polizia parcheggiata, e sul lato meridionale, veicoli blindati dell’’ EULEX. Tutte le strade del nord che portano a Brnjak e Jarinje sono totalmente bloccati. I maggiori problemi e rischi sono nei luoghi dove ci sono zone abitate da serbi e albanesi, vicine come nei villaggi di Kolasin e Ibar Dudin, Krs verso il sud di Kosovska Mitrovica.
Il capo della missione europea in Kosovo (Eulex), il francese Xavier de Marnhac, ha chiesto la rimozione dei blocchi stradali e delle barricate messe in atto dalla popolazione serba nel nord del Kosovo. De Marnhac, secondo un comunicato di Eulex, ha visitato le due postazioni in questione, Jarinje e Brnjak, affermando che entrambe sono pronte ad avviare la loro attività operativa. Ma la loro apertura tuttavia è impedita dalle numerose barricate erette dai serbi lungo le strade tutt'intorno ai due posti di dogana. Sottolineando che i blocchi stradali e le barricate sono illegali e non possono essere considerati una forma pacifica di protesta, ha lasciato intendere un monito, che ipotizza un intervento di forza contro i manifestanti serbi.
Il comandante della
KFOR Erhard Biler, ha detto ieri a
Mitrovica, che questa è l'ultima volta che ha deciso di
ritirare i membri della
KFOR e non usare la forza che ha in potere. Biler ha detto
che se continueranno
i posti di blocco, sarà costretto ad utilizzare tali
poteri.
Una provocazione c’è
stata degli albanesi dal
villaggio Košutovo, da dove si è sentito sparare in
direzione del
villaggio Zupče, dove i serbi vigilano giorno e notte
accanto alle
barricate.
Frattanto l’esercito
tedesco ha deciso che
invierà in Kosovo due autoblino del tipo “tasso“ che si
usano nelle
cariche contro i manifestanti e per la rimozione delle
barricate. Il comando
della Bundeswer per le azioni all’estero ha confermato la
notizia che era
stata riportata dal giornale Frankfurter Algemaine
Zietung. Ad inizio ottobtre
in Kosovo saranno mandati anche due veicoli per le cariche
con l’acqua.
Il contingente tedesco della Kfor è composto di 1.400
soldati.
Intanto da Belgrado il governo serbo invita i cittadini del nord del
Kosovo a non cedere
alle provocazioni e che… le istituzioni statali della Serbia
sono
assolutamente in funzione della stabilizzazione e della
pace…
Il responsabile del distretto di Kosovska Mitrovica Nord, Radenko Nedeljkovic, ha dichiarato che:…” i serbi del nord non si arrenderanno e difenderanno i posti di blocco, per impedire alla KFOR di procedere verso Jarinje e Brnjak, aggiungendo che i residenti del nord del Kosovo continueranno le proteste pacifiche tutto il tempo necessario…Nonostante la minaccia della KFOR, di usare la forza e sfondare le barricate, erette per protestare e per difendere le nostre richieste legali e legittime, noi non torneremo indietro, fino a che nei due passaggi amministrativi, la situazione non torni com’era prima della decisione di Pristina, prendere i due punti con le unità speciali Rosu… Non permetteremo che una qualsiasi parte delle unità Kfor o altre, passino attraverso le barricate, hanno gli elicotteri per trasportare gli albanesi, gli agenti doganali e di polizia, e di fornire cibo per i loro soldati… La gente resta sulle barricate, attualmente anche a Rudar, villaggio alle porte di Leposavic, vi sono oltre 150 manifestanti fissi… ", ha detto il capo distretto.
Le truppe della KFOR, nel tentativo di stabilire un checkpoint nel villaggio di Jagnjenica, frazione del comune di Zubin Potok, sono state bloccate dall'intervento della popolazione locale che ha bloccato il traffico sulla strada Zvecan-Zubin Potok, erigendo una barricata.
“…Siamo venuti qui per impedire alla KFOR di fare quello che sta facendo, non deve farlo – dice il sindaco di Zupce Slavina, Ristic… Tutti sappiamo perché lo sta facendo. Sta provando, con la forza, a creare un confine dove non esiste…”.
Gli operai di una delle
più grandi ditte di trasporto
nel Kosovo settentrionale Kosmet prevoz hanno organizzato
una sfilata di
protesta dei veicoli nelle strade di Kososvska Mitrovica.
I serbi che
protestavano hanno chiesto che gli sia assicurato il
diritto al lavoro e la
libertà di movimento, ed hanno appoggiato le richieste dei
loro connazionali
che si oppongono all’instaurazione dei punti doganali ai
valichi
ammnsitrativi Jarinje e Brnjak, i quali dividono il Kosovo
dalla Serbia
centrale. Una colonna di 0 pullman con le bandiere serbe e
con i clacson
spiegati è passata attaverso le strade principali di
Kosovska Mitrovica.
Il sindaco di Mitrovica
Krstimir Pantic
ha detto ai media: “…
che l'attuale situazione nel Kosovo
settentrionale è per ora calma, ma siamo preparati al
peggio…il nord
della provincia è completamente tagliata fuori dal
resto. A Kosovska Mitrovica
sono state collocate barricate sul ponte principale
Ibar, che impediscono ai
veicoli della KFOR e dell'EULEX di andare verso i
valichi di frontiera
amministrativa, in modo che possano utilizzare solo le
vie aeree. I cittadini sono in gran
numero per le strade, di
giorno e nel turno di notte ... Per
noi è essenziale che la gente è calma e determinata a
non lasciarsi provocare
da albanesi per poi essere accusati di spingerea
sommosse. I cittadini sulle barricate
sono pacifici, ma siamo
preparati al peggior scenario: che la KFOR, l'EULEX e
gli albanesi, con la
forza cercheranno di sfondare barricate, e quindi
arrivare a Jarinje e
Brnjak…allora potrà succedere di tutto…” ha
dichiarato
Pantic.
Il maggior quotidiano
albanese di Pristina, il Koha
Ditore, del 14/09/2011, citando fonti degli apparati
interni del governo
secessionista, denuncia che i serbi preparano una
resistenza armata.
Secondo l’articolo, Radenko
Nedelkovic, capo del distretto serbo di Mitrovica, avrebbe
consegnato allo
Stato maggiore di crisi serbo nel nord del Kosovo
l'incarico di coordinare le
azioni tra i responsabili politici locali ed un gruppo
serbo armato nel nord di
Mitrovica. Questa decisione è stata presa visto il
peggiorare della situazione
e le prospettive per la minoranza serba in Kosovo.
Secondo il sito di
questo giornale, un migliaio di
soldati serbi e poliziotti, per lo più riservisti, è
entrato nel nord del
Kosovo, guidati dal generale in pensione Bozidar Delic.
Fonti di intelligence
albanese, direbbero che presumibilmente è per preparare
una guerra in Kosovo.
Esse affermerebbero inoltre che con Delic, sono responsabili e coinvolti il capo del distretto serbo di Kosovska Mitrovica, Radenko Nedeljkovic, il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic, di Zvecan Dragisa Milovic, di Zubin Potok Slavisa Ristic, di Leposavic Branko Ninic e il capo della MUP serba in Kosovo Geoge Dragovic.
Koha Ditore afferma che "gli agenti di polizia in congedo del nord del Kosovo, hanno nascoste armi pesanti in grado di attaccare i veicoli blindati".
Esse affermerebbero inoltre che con Delic, sono responsabili e coinvolti il capo del distretto serbo di Kosovska Mitrovica, Radenko Nedeljkovic, il sindaco di Mitrovica Krstimir Pantic, di Zvecan Dragisa Milovic, di Zubin Potok Slavisa Ristic, di Leposavic Branko Ninic e il capo della MUP serba in Kosovo Geoge Dragovic.
Koha Ditore afferma che "gli agenti di polizia in congedo del nord del Kosovo, hanno nascoste armi pesanti in grado di attaccare i veicoli blindati".
Radenko
Nedeljkovic, capo del
distretto di Kosovska Mitrovica, ha dichiarato che la
notizia diffusa dal Koha Ditore ha nulla a che fare con la
verità:
“…Se non fosse triste, sarebbe divertente! Koha Ditore già
in
passato ha pubblicato molte bugie… Io non so ciò che
pubblicano, so
solo che non ha nulla a che fare con qualsiasi tipo di
verità e realtà. Mi
piacerebbe la presenza di ufficiali serbi nel territorio del
Kosovo e Metohija,
ma, purtroppo, non è realistico,in questo momento…”; ha
dichiarato
Nedeljkovic.
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