Si sperava che la fine del conflitto interno con la definitiva sconfitta militare delle Tigri di Liberazione del Tamil Eelam (LTTE), avvenuta il maggio scorso, potesse portare finalmente pace e riconciliazione nel paese asiatico, dopo quasi 30 anni di sofferenze.
Ma il sogno di tanto auspicato ritorno ad un pacifico confronto politico, convolgendo anche la comunità tamil, è subito svanito.
A partire delle elezioni presidenziali del 26 gennaio scorso, anticipate di 2 anni per la forte volontà dal presidente Mahinda Rajapakse, che voleva capitalizzare in fretta il consenso ottenuto grazie alla vittoria militare, e guadagnare così il potere assoluto.
A mettere il bastone tra le ruote al suo progetto è stata la candidatura, alla presidenza, da parte di alcune forze di opposizione, del generale Sarath Fonseka, il vero artefice della vittoria militare sulle tigri e promotore di alcune proposte per una rapida riconciliazione del paese.
Le elezioni presidenziali sono state vinte da Mahinda Rajapakse, con gravi accuse di brogli e di utilizzo improprio di fondi pubblici, di uso privato dei mezzi di comunicazione pubblici e di tutte le forze di sicurezza, utilizzate a favore della propria campagna elettorale e per intimorire gli elettori.
Il generale Sarath Fonseka, dopo la "sconfitta" è stato subito arrestato per impedirgli di denunciare la non corretta elezione, e per impedirgli di partecipare alle prossime elezioni generali, anche queste anticipate al 8 aprile. Sono stati messi i bavagli alla stampa e non si hanno più notizie, da 45 giorni, di Eknaligoda, giornalista del LANKA E NEWS.
Il 19 febbraio il quartiere generale del Janatha Vimukthi Peranuma (JVP), il terzo partito dello Sri Lanka, è stato accerchiato dalla polizia, ma i militanti e i leader del JVP, hanno resistito impedendo alla polizia di entrare nella sede.
La crisi politica nell’isola assume un
quadro sempre più preoccupante: nella capitale si registrano scontri
fra simpatizzanti dell’opposizione e sostenitori del governo; il fronte
anti-Rajapaksa conferma la “battaglia legale” contro “l’arresto
arbitrario” del generale Sarath Fonseka, il quale rifiuta il cibo che
gli viene offerto in carcere nel timore di essere avvelenato.
Migliaia di manifestanti anti-governativi
hanno bruciato le immagini del presidente Rajapaksa e hanno chiesto la
liberazione del generale Fonseka. I dimostranti sono stati attaccati
dai sostenitori del governo, con lanci di pietre e sassi, molti uffici dell'opposizione sono stati assaliti e dati alle fiamme.
Intanto il
presidente ha annunciato lo scioglimento del Parlamento in vista delle elezioni
generali per l’8 aprile. L’obiettivo è assicurarsi una maggioranza dei
due-terzi, per ottenere il controllo assoluto del Paese.
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