08/11/09

Ancora stallo in Honduras



Giorno di resistenza n. 134
Rieccoci a commentare quello che è successo in Honduras in questi giorni, e come facilmente si poteva presagire, l'intesa che avrebbe dovuto sbloccare la crisi innescata con il colpo di stato del 28 giugno - quando i golpisti di Micheletti portarono via Zelaya, in pigiama, dal palazzo presidenziale e successivamente espulso in Costa Rica - in realtà serviva solo a far guadagnare giorni, da parte dei golpisti e cercare di arrivare indenni alle elezioni di fine novembre.
L'accordo sottoscritto prevedeva il ritorno di Zelaya, dopo il voto del Parlamento previa consultazione della Corte Suprema.  Ma una completa amnesia totale a Tegucigalpa fece dimenticare che fu proprio tale Corte a chiedere ai militari di spodestare Zelaya, accusandolo di aver violato la Costituzione.
Una volta tornato alla presidenza Zelaya si sarebbe dovuto attivare per la formazione di un governo di unità nazionale sotto la sua guida, ma giovedì tutto è stato stravolto dai golpisti, che si sono arrogantemente preso il diritto di formare un paraddossale "nuovo governo di unità nazionale" formato da soli membri degli stessi partiti che hanno sostenuto e difeso il colpo di Stato. In pratica un secondo golpe.

C'è da chiedersi nuovamente: ma sono d'accordo con gli Usa per questa loro condotta? 
Altrimenti si dovrebbe pensare che volutamente stiano ridicolarizzandoli e prendendoli letteralmente per i fondelli... cosa che fatico molto a credere.
Sospettoso poi che ancora prima della firma, la delegazione statunitense avesse dichiarato la riapertura dei visti extra emigranti...

Il senatore Usa, il repubblicano Jim DeMint appoggiando le pretese di continuità da parte del golpista Micheletti, si è spinto ancora più avanti, affermando che la Segretaria di Stato Hillary Clinton, gli ha promesso di accettare il risultato elettorale del 29 novembre con o senza Zelaya restituito alla presidenza.

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