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22/10/11

Bolivia, la strada nella Riserva non si farà.


Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato che la strada nella riserva dell'Isoboro Secure' non si farà, ed ha rinviato la questione al parlamento affinchè queste terre vengano dichiarate ''intoccabili''.
È vittoria per gli indios delle Terre Basse: un migliaio di questi aveva marciato per 70 giorni e 610 chilometri, dalla selva alla capitale, per protestare contro la realizzazione dell'infrastruttura, che avrebbe spaccato in due la riserva.

Per adempiere alla promessa fatta ai leader dei popoli indigeni d'Oriente, il presidente Evo Morales ha lasciato il suo ufficio nel Palazzo del Governo per andare a salutare personalmente i manifestanti che erano in Piazza Murillo nella notte di Venerdì. Il Capo dello Stato ha girato la piazza occupata accompagnato dal ministro della Comunicazione, Ivan Canelas, e dal Vice Ministro di coordinamento con i movimenti sociali, César Navarro. 
I manifestanti che hanno iniziato la loro marcia il 15 agosto a Trinidad, nel dipartimento di Beni, circa 600 chilometri da La Paz, dalla selva alla capitale,  hanno una lista di 16 richieste, tra cui quella per la non realizzazione della strada che avrebbe spaccato il cuore del Parco nazionale Isiboro Securé (TIPNIS) considerato una ricchezza naturale. 
Il Presidente ha detto ai manifestanti che il governo "comprende la richiesta e ha inviato le raccomandazioni alla Assemblea Legislativa perchè la strada non passi attraverso il TIPNIS", attirando gli applausi dei nativi dell'est.
Evo ha anche detto che gli eventi successi a Yucumo il 25 settembre, dove la polizia si è scagliato con violenza contro i manifestanti, "sono un fatto deplorevole, e che mai ordinerebbe agli ufficiali. In passato sono stato vittima di tali attacchi e di tortura, come dirigente sindacale e politico, quindi sono contrario a questi eccessi", sottolinenado inoltre, di aver ordinato una inchiesta per i fatti avvenuti.

10/12/09

Dopo Pepe, Evo.




Dopo la riconferma del Frente Amplio in Uruguay, con Pepe Mujica, che ha vinto il ballottaggio  per la Presidenza del paese, conquistando il 53% dei consensi, quasi 10 punti in più rispetto al suo avversario, anche Evo Morales in Bolivia è stato riconfermato con più del 60% dei voti.
È importante vedere come l'onda progressista in Amerca Latina, a dispetto di tutte le aggressioni da parte della destra reazionaria e i grandi mezzi messi a disposizione dalle oligarchie e dalle forze imperialiste, ha continuato per la sua strada convincendo e rafforzandosi, conquistando anche le maggioranze parlamentari che permetteranno di governare con ancora più efficacia.
A differenza di quella tragica farsa avvenuta in Honduras, in Uruguay e in Bolivia si sono svolte due elezioni alla luce del sole, con una altissima affluenza e partecipazione, a dimostrare che la svolta socialista del continente forse solo si può fermare con golpi militari.